Lungo all'ondoso Taro, onde nell'oro
Questo testo è completo, ma ancora da rileggere. |
Sonetto di M. Anton Francesco Rainerio
in lode del Petrarca.
Dalle Rime del Rainerio stampate dal Giolito in
Venezia 1554. in 12. ac. 31.
Spiega i celesti Gigli il mio gran Duce,
Amor m’addusse al nido, ove riluce
La Tosca alma dignissima d’alloro.
L’alma a noi scesa dal più dolce coro
Qui degnò d’abitare. Ecco la luce
Che di sè stessa m’ampie, e che m’induce,
Ov’io ne’ bei desir’arso, l’onoro.
Petrarca, il vanto a voi dan le Sirene:
A voi cedon le Muse; a voi le cime
Piegano i lauri: a voi l’ergon i mirti;
Qui, dove già sonar s’udian le rime
Vostre, vengon con l’aure ognor serene
Ad onorarvi gli onorati spirti.
Sposizione di questo Sonetto.
Per intendere il presente Sonetto, è da saper che in Parma è comune opinione, e fama che il Petrarca avesse una casa d’un benefizio suo sotto il nome di S. Stefano, ov’egli abitasse alle volte; e la casa ancor si mostra con molti contrassegni dell’antichità di que’ tempi vicina a quella Chiesa del benefizio. Ora in questo Sonetto, ritrovandosi l’Autore in Parma presso al S. Pierluigi, che n’era Principe, e visitando la casa, la volle onorare come dovea celebrando il nome di quell’altissimo Poeta.