Giuseppe Gioachino Belli

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La madre der borzaroletto Li padroni de Cencio
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833

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LUI!

     Io e ll’asino mio!1 In oggni cosa
Ve sce ficcate voi pe’ Ccacco immezzo.2
In ogni freggna3 sce mettete un pezzo
Der vostro, e jj’appricate la scimosa.4

     Ma, ffratèr caro! e ssete stato avvezzo
Co sto po’ dd’arbaggìa5 prosuntüosa?
Tutto sapete voi! ggnente ha la dosa,6
Si pprima voi nun je mettete er prezzo!

     “Io vado, Io viengo, Io dico, Io credo, Io vojjo:
L’ho ffatt’Io, l’ho vvist’Io, sce sò annat’Io....„
Pe’ ttutto sc’entra l’Io der zor Imbrojjo.

     Chi ssete Voi? la tromma der Balìo,
Er Papa, Marc’Urelio in Campidojjo,7
La Santa Tirnità, Ddomminiddio?!


Roma, 14 gennaio 1833

Note

  1. Così dicesi a chi pone sempre l’io in tutti i discorsi.
  2. Cacco in mezzo: chi si fa sempre innanzi, od occupa luoghi con altrui fastidio.
  3. In ogni discorsi.
  4. Applicar la cimosa: far la giunta.
  5. Albagia.
  6. Il suo dovere: il suo giusto.
  7. La statua equestre di Marc’Aurelio, che sorge in mezzo all’area del Campidoglio.