Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde/III
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Traduzione dall'inglese di Franco Perini (2016)
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Quindici giorni dopo, grazie a un gran colpo di fortuna, il dottor Jekyll invitò ad uno dei suoi gradevoli pranzi cinque o sei vecchi compagni, tutte persone intelligenti e con una buona reputazione, tutti capaci di apprezzare un buon vino; così Utterson fece in modo di trattenersi dopo che gli altri se n'erano andati. Questa circostanza non costituiva una novità, ma era già accaduta molte altre volte. Quando Utterson era apprezzato, lo era davvero molto. Gli ospiti amavano trattenere quell'avvocato riservato, quando i cordiali e ciarlieri avevano già un piede sulla soglia; ad essi piaceva trattenersi un momento con una compagnia discreta, per un momento in solitudine dopo la concitazione dell'allegria, acquietando l'animo nel pregnante silenzio di quell'uomo. Il dottor Jekyll non faceva eccezione a questa regola; e mentre ora sedeva dall'altro lato del camino – era un uomo sulla cinquantina, robusto, proporzionato, dal volto morbido e liscio, che rivelava forse una nota di furbizia, ma con tutti i segni della competenza e della cortesia – si poteva vedere dal suo sguardo che egli nutriva per Utterson un affetto sincero e cordiale.
«Sto aspettando di poterti parlare, Jekyll.» cominciò il secondo.
«Ti rammenti del tuo testamento?»
Un osservatore attento avrebbe capito che l'argomento era sgradito, ma il dottore lo affrontò con scioltezza. «Mio povero Utterson,» disse «sei sfortunato con un tale cliente. Non ho mai visto un uomo così in difficoltà come lo sei stato tu per via del mio testamento, a parte quel pedante di Lanyon con quelle che chiama le mie eresie scientifiche. Oh, lo so che è una brava persona – non c'è bisogno che mi guardi storto – un'ottima persona, e mi riprometto sempre di vederlo più spesso, ma resta pur sempre un pedante e un retrivo, un pedante ignorante e chiassoso. Non sono mai stato deluso da qualcuno come da Lanyon.»
«Tu sai che non lo ho mai approvato.» proseguì Utterson, inesorabile nel non farsi sviare con un nuovo argomento.
«Il mio testamento? Sì, certo, che lo so.» disse il dottore un po' bruscamente. «Me lo hai già detto.»
«Bene, torno a dirtelo.» prosegui l'avvocato. «Sto apprendendo delle cose sul conto del giovane Hyde.»
Il viso ampio e bello del dottor Jekyll impallidì fino alle labbra e l'oscurità scese nei suoi occhi. «Non m'importa sentire altro.» disse. «Questa è una questione che pensavo fossimo d'accordo nel lasciare da parte.»
«Quello che ho sentito dire è abominevole.» disse Utterson.
«La cosa non cambia nulla. Non capisci la mia posizione.» rispose il dottore, con una certa incoerenza nel contegno. «Io mi trovo in una situazione penosa, Utterson. La mia è una posizione molto strana – molto strana. È uno di quegli affari che non si possono risolvere parlandone.»
«Jekyll,» disse Utterson «tu mi conosci: sono una persona di cui ci si può fidare. Dimmi tutto in confidenza; e non ho dubbi che saprò tirartene fuori.»
«Mio caro Utterson,» disse il dottore «questa da parte tua è una cosa buona, è decisamente buona, e non trovo le parole per ringraziarti. Io ti credo in tutto per tutto; io mi fiderei di te prima che di ogni altro uomo, sì, prima che di me stesso, se potessi fare una scelta; ma davvero le cose non stanno come t'immagini, la faccenda non è messa poi così male; e giusto per metterti il cuore in pace, voglio informarti di una cosa: nel momento che lo deciderò, potrò sbarazzarmi del signor Hyde. Su questo ti do la mia parola; ti ringrazio ancora; e voglio solo aggiungere una piccola cosa, Utterson, che sono sicuro accetterai di buon grado: questa è una faccenda privata, e ti prego di lasciarla stare com'è.»
Utterson rifletté un momento, guardando nel fuoco.
«Non ho dubbi che tu abbia assolutamente ragione.» disse infine, alzandosi in piedi.
«Bene, ma dal momento che abbiamo toccato questa faccenda, e per l'ultima volta spero,» proseguì il dottore «c'è un punto che mi piacerebbe che tu comprendessi. Io ho realmente un interesse molto grande per il povero Hyde. So che tu lo hai incontrato, così mi ha riferito; e temo che sia stato sgarbato. Ma io ho sinceramente un grande, davvero grande, interesse per quel giovane; e se io dovessi venire a mancare, Utterson, desidero che tu mi prometta che gli darai supporto e tutelerai i suoi diritti. Penso che tu lo faresti, se conoscessi ogni cosa, e mi leverei un peso se tu promettessi.»
«Non posso fingere che mi potrà mai andare a genio.» disse l'avvocato.
«Non ti chiedo questo,» supplicò Jekyll, posando la sua mano sul braccio dell'altro «chiedo solo giustizia; ti chiedo solo di aiutarlo per amor mio, quando non sarò più qui.»
Utterson emise un irreprimibile sospiro. «Bene,» disse «te lo prometto.»