Lo schiavetto/Atto secondo/Scena VI
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Giovan Battista Andreini - Lo schiavetto (1612)
Atto secondo - Scena VI
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Scemoel, facchino, e Fulgenzio
- Scemoel.
- In effetto fino da fanciullo intese a dire che chi dorme non piglia pesce. Scimison, tu sai che se’ stimato il più vituperoso giudeo che sia di qua e di là da i monti Caspi; e di più, dicesi che chi la fa a te, per la Torrà, convien che sia della tribù de’ più fini, e come a lo Gohim ho giurato di fraccarla, scappi se può. Affé, che questo signor Alberto ha da passar per queste mani anch’esso, se vorrà spender i zevvin traboccanti; poi che la robba mia, per mirarla, farebbe aprir gli occhi ad un morto. Che di’ tu, come pesa questo forziero?
- Facchino
- Che diavolo vi avete dentro? sonovi forse tutte le lucerne delle sinagoghe? o tutti i coltelli della saggattaria? Fate presto, ch’io non posso più.
- Fulgenzio.
- Questi non è Orazio.
- Scemoel.
- O taci, taci, ché di qua vedo che se ne viene il maggior scellerato di tutto il giudaesmo.