Lo fermo intendimento, ched eo aggio

Pucciandone Martelli

Guido Zaccagnini/Amos Parducci XIII secolo Indice:Rimatori siculo-toscani del Dugento.djvu Duecento Lo fermo intendimento, ched eo aggio Intestazione 16 luglio 2020 25% Da definire

Questo testo fa parte della raccolta Rimatori siculo-toscani del Dugento
[p. 187 modifica]

I

Si lagna delle pene che gli dà Amore e chiede a madonna
che si mova a pietà del suo dolore.

Lo fermo intendimento, ched eo aggio,
porto ’nfra vene si celatamente,
che quei che da me più creder lo sente,
ne sa altrettanto quanto ’l più selvaggio.
5E regna in me si vertudiosamente
Amore, che ’n tal loco, u’ lo cor aggio,
mi fa stare, che certo non saggio
seria, se stesse senza forza niente.
Tal è lo convenente.
10O bona gente, per Dio non guardate
d’Amor, che ’n veritate
pien è d’erro’, che ’n gio’ m’ha dato pene,
e di tale mi tene — innamorato,
che eo da lei son neente amato:
15signor senza pietate,
che già non è tra cui mi ten servente
e grave senza colpa penetente.

[p. 188 modifica]

Tant’è savere in lei con grande onore.
e gran beltà ch’affina canoscenza,
20ed umiltà ch’adorna la piagenza,
che non si cred’ella che per amore
ma’ metta sua vertù a mia potenza,
a voler prender loco in tale core,
che non si vòle a compagna valore:
25ha ’n tale core Amor sua convenenza.
Certo non ha valenza,
ne gentilezza, come dicen manti,
che vòle usare avanti
ignoranza ch’entrare in cor gentile:
30troppo tornerà a vile — gran carezza,
ed in bassanza la sua grande altezza.
Ben doveriano erranti
andar li boni, poi che ’n sconoscenza
tornano Amor, che fu ior mantenenza.
35Però di questo tanto mi dispero,
ch’eo no so’ bon per nessuna mainerà,
e le mie pene nente m’alegera,
e fami stare in tal loco crudero
.   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   
40.   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   
.   .   .   .   .   .   che sovente vi fero,
com’a nemico m’è mostrata cera;
che, meglio che non era
in qua dirieto Amor gentile e puro,
45per certo m’asicuro
ch’egli seria, se in madonna intrasse,
ed in gio’ ritornasse — le gran pene
che lo meo cor sostene.
Ed eo altro non curo
50se non di lei servir, ch’è luce e spera,
che ’n tutto de l’amor no mi dispera.
Entra in madonna. Amor, ch’è’n gentil loco
e partiti da volontà non fina.

[p. 189 modifica]

di tutto bella troverai regina,
55e si n’afinerai com’ero al foco:
che noi vedem che d’om’che s’ataupina,
già no li piace solazzo né gioco,
e chiamasi contento d’uno poco:
tale natura ha volontà meschina,
60e si ti parrà fina.
Amore, se risurgi la mia mente,
cosi forte seguente
ti parraggio, che farai acordanza
con lei di darmi amanza. — D’ella faccio
65non folle pensare a star selvaggio,
di lei nascosamente,
che mi diven com’omo che camina,
che cela l’ora a tal che seco mina.
Tal non credea che fosse convenenza
70che in voi m’intendesse si corale
e ben savesse come Amor m’assale:
già non sa bene di me riprendenza,
ch’eo non sono innamorato tale,
ch’eo da voi mai faccia partenza.
75Mercé, madonna, aggiate provedenza
d’alleggiar lo meo gravoso male,
da che poco mi vale
lo pur tanto chiamare voi merzede.
S’eo fosse om’senza fede
80dovreste aver mercede —
alquanto de lo molto meo tormento.
Ben aggio speramento — non fi’ grave,
che lo meo cor crede
farà acordanza Amor fina ’guale
85d’intrare in vostro core naturale.