Un Ragazzaccio allievo di collegio,
vo’ dir due volte peste,
citrullo per cagione dell’età
e per il privilegio
ch’hanno i pedanti di guastar le teste,
rubava con discreta abilità
a un povero vicino
i prodotti più belli del giardino.
In primavera risplendea dei doni
di Flora più superbi il campicello,
e Pomona serbavagli i più buoni
frutti d’autunno, dando agli altri il resto.
Ebbene il ladroncello
rovina e ruba i primaticci e schianta
i rami della pianta,
distruggendo coi fiori la speranza.
Allor corre il padrone e irato canta
al maestro una buona rimostranza.
Che fa costui? Volendo che l’esempio
fosse d’avvertimento
anche agli altri bricconi, ne raccoglie
nell’orto circa un cento,
e citando Virgilio e Cicerone,
sfodera tutto il vecchio zibaldone
della sua scienza logica morale,
e tanto predicò quel don Fagiuolo,
ch’ebbero i cento la comodità
di saccheggiare in cento luoghi il brolo.
Non c’è nulla che più mi faccia nausea
d’una sapienza insipida ed oziosa,
che blatera e non sa nemmen perché.
Non conosco una bestia più noiosa
d’uno scolaro (e ne conosco tante)
se pur non è il pedante.
Li tenga Iddio sempre lontan da me.