Liriche (Corazzini 1935)/Libro per la sera della domenica/L'ultimo sogno
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L’ULTIMO SOGNO
Io sono giunto alla città
nel mezzo del bosco.
Batto alla porta, nessuno domanda,
batto a tutte le porte
della città muta; non odo
che fontane cantare
canzoni senza ritornelli
alla Monotonia.
Io grido: «Non saprò
domani tornare
per la stessa via!
Sono un fanciullo bianco
ed è fiorita per i miei capelli
una ghirlanda!
Le mie piccole mani sono pure
come quelle dei santi di cera;
amo le creature,
e non so che una povera preghiera.»
Le fontane cantano sempre
nella città muta dei sogni.
Io mi allontano,
e la mia veste bianca
se la dividono i rovi,
e la mia ghirlanda s’è mutata
in una corona di spine,
le mie piccole mani sanguinano
senza fine,
e l’anima è triste come
li occhi
di un agnello che sia per morire.
E le fontane cantano
dietro le bianche porte.
Ah! sono io forse colui
che non dormirà più,
che non sognerà più,
fino alla morte?