Liriche (Corazzini 1935)/L'amaro calice/Cappella in campagna

L'amaro calice - Cappella in campagna

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CAPPELLA IN CAMPAGNA


I.


Giù dall’antica grata, estenuati
i fiori morti, su l’altare, il Santo,
dolcissimo nel suo nitido manto,
con gli occhi un po’ velati, un po’ velati

forse, chi sa, da qualche umano pianto;
due ceri gialli, senza fiamma, a i lati,
due ceri senza fiamma, inanimati
come i cuori che mai sepper lo schianto.

La ghirlandetta d’una verginella,
sfiorita a pena a pena, intorno a i biondi
capelli di una nitida madonna;

nel mezzo, una colonna; una colonna
sfinita, in essa un pio nido di rondini
solo, coperto d’erba tenerella.

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II.


Venni non so per quale sogno assai
dolce al mio cuore umile; fu ieri
mattina; volli portare due ceri
nuovi, due ceri bianchi come mai

e due rose – ho i miei piccoli rosai
anch’io — due rose bianche come i ceri;
sembravano fiorite in monasteri
chiuse, le rose, in languidi rosai.

Oh la fiamma purissima, oh il profumo
novo ch’io seppi nella breve stanza
che la mano soave ricompose!

La Madonna, un po’ triste fra le rose,
disse: Che vale tua dolce esultanza
s’io per dolore sempre mi consumo?

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III.


Su i candelabri, i ceri arsero in pura
fiamma, come due cuori amanti; tutti
arsero, e per un poco su i distratti
avanzi andò la fiamma malsicura.

Nell’aria fu un onda di sepoltura
e il cuore ripensò tutti i suoi lutti,
come il pesco ripensa i dolci frutti
nella feconda estate moritura.

Le rose giovinette, ne la pia
solennità, esalarono la breve
anima; oh gli atti e le preghiere vane!

Quanta tristezza scese nella mia
anima, quando da non soso qual pieve
giunse pei cieli un suono di campane!

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IV.


Una fascia di sole, ancòra; una
striscia, un filo sottile, una chiarezza
indefinita, un’ultima allegrezza
di luce, poi l’ombra, bruna, più bruna,

più nera. Ho nel cuore una tristezza
intensa, immensa come mai nessuna
tristezza; oh non potrebbe ora la luna
scendere un poco da la dolce altezza?

Distinguo appena la Madonna, ha immoti
gli occhi lucidi come lame, come
le sette spade che le stanno in cuore;

intorno, un po’ d’argento luce: i voti
de gli umili, de i buoni senza nome
ch’ebbero ancora fede nel dolore.