Lirica (Ariosto)/Capitoli/XIII. - Nessuna forza umana o divina...

XIII. - Nessuna forza umana o divina...

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XIII

Nessuna forza umana o divina potrá svellerle dal cuore l’affetto potente che nutre verso il suo innamorato.

     Qual son, qual sempre fui, tal esser voglio,
alto o basso Fortuna che mi ruote,
o siami Amor benigno o m’usi orgoglio;
     io son di vera fede immobil cote,
5che ’l vento indarno, indarno il flusso alterno
del pelago d’amor sempre percuote.
     Né giá mai per bonaccia né per verno,
di lá dove il destin mi fermò prima,
luoco mutai né muterò in eterno.
     10Vedrò prima salir verso la cima
de l’alpe i fiumi e s’aprirá il diamante
col legno o piombo e non con altra lima,
     che possa il mio destin mover le piante,
se non per gir a voi, che possa ingrato
15sdegno d’amor rompermi il cor constante.
     A voi di me tutto il dominio ho dato;
so ben che de la mia non fu mai fede
meglior giurata in alcun novo Stato.
     E forse avete piú ch’altri non crede,
20quando né al mondo il piú sicuro regno
di questo, re né imperador possiede.
     Quel ch’io v’ho dato anco diffeso tegno;
per questo voi né d’assoldar persona
né di riparo avete a far disegno.
     25Nessuno o che m’assalti o che mi pona
insidie, mai mi troverá sprovista;
o mai d’avermi vinta avrá corona.
     Oro non giá che i vili animi acquista,
mi acquisterá, né scettro né grandezza;
30ch’ai sciocco vulgo abbagliar suol la vista;

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     né cosa che muova animo a vaghezza
in me potrá mai piú far quella prova
che ci fe’ il valor vostro e la bellezza.
     Sí ogni vostra manera si ritrova
35sculpita nel mio cor, ch’indi rimossa
esser non può per altra forma nova.
     Di cera egli non è che se ne possa
formar quand’uno e quand’altro sugello,
né cede ad ogni minima percossa.
     40Amor lo sa, che, all’intagliar di quello
ne l’idol vostro, non ne levò scaglia,
se non con cento colpi di martello.
     D’avorio e marmo ed altro che s’intaglia
difficilmente, fatto una figura,
45arte non è che tramutar piú vaglia;
     e ’l mio cor di materia anco piú dura,
può temer chi l’uccida o lo disfaccia;
ma non può giá temer che sia scultura
     d’amor ch’in altra imagine lo faccia.