Linguaccio/Immascarate da recitare el Carnevale/Immascarata prima
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Nel tempo del festevole carnevale, perché suole essere gran copia di pestifere lingue, Olimpo per dar solazzo con alquanti giovani de Sassoferrato andorono cantando questa immascarata portando ognuno una lingua tormentata in una tabella apesa alla cima de una asta. Cominciando a cantare un gentil giovene disse questa invocazione a Venere, sonando el generoso Olimpo.
1Vener, che guidi l’amorosa turba,
e tu, Cupido, valoroso arciero,
fa ch’io possa narrar de chi conturba
el tuo divino regno, grato e vero,
5d’ogni lingua che ’l nostro amor disturba
con suo maligno dir fallace e fiero:
concedimi favor dal divin scanno
che de tal lingua possa dir l’inganno.
2Questo ch’è ricco, grazioso e bello,
10che a l’asta porta, come chiar si vede,
una lingua forata col cortello
col suo mal dir gli ha tolta ogni mercede.
O favellar busiardo, iniquo e fello,
pazzo è quel pur che a l’empio dir tuo crede!
15Fate ciascun como fa questo tale:
ch’una lingua crudel merta ogni male.
3Questo altro, ch’una lingua in fuoco porta,
non pol passare avante el vicinato
dove dimora quella che ’l conforta
20perché una lingua a torto l’ha incolpato,
dicendo che d’uno acto ella s’è accorta,
che a pie’ de l’uscio el giorno gli ha parlato:
però la porta in fiamma, ardente fuoco,
ché lingua trista non merta altro luoco.
254Quante vaghe, modeste damigelle
per un dir tristo perden lor ventura!
E però questo, ch’ha le guance belle,
che generoso nacque de natura,
tira una lingua fuor de le mascelle
30con la tinaglia insanguinata e dura:
perché chi dice quel che non glie tocca
merta la lingua aver fuor de la bocca.
5Questo altro, che felice al mondo nacque,
ha passata la lingua con un chiodo,
35perché mentre che visse mai non tacque,
ma sempre disse mal, commesse frodo
contra colei che tanto al suo cuor piacque,
che stretto l’ha con grazioso nodo:
però la porta con un chiodo afflitta,
40ché mover non se possa, ma stia fitta.
6Questo vago, polito giovenetto,
ch’una lingua fa qui mangiare a un cane,
ha perso ogni conforto, ogni diletto
sol per parole acerbe, inique e strane.
45Da lingue triste nasce ogni difetto,
da lingue venenose, aspre e villane,
sì ch’a portarla in tal guisa è condutto,
ché chi ’l mal dice aver deve mal frutto.
7Questo che più d’ogni altro ha del galante
50solicito, sicur, secreto e solo,
una lingua crudel con serpe tante
portando va, che se cognosca el dolo,
perché la diva sua, alma e prestante,
del mondo ha tolta e messa al terzo polo:
55però la porta, publico e palese,
acciò che gli altri impari alle sue spese.
8Questo altro che sta qui pallido e smorto
qual non se trova mai colore in viso,
è stato privo del suo gran conforto,
60d’una che sembra el lieto Paradiso,
per una lingua, qual glie fa gran torto,
dicendo che di lei se piglia el riso:
stanco l’ha fatto e non è più gagliardo
una lingua crudele, un dir busiardo.
659Questo, gran tempo, l’ha sequita certo
e stava in grazia della sua signora,
pure una lingua cruda l’ha diserto
dicendo ch’el non ha pan per un’ora.
El cor gl’ha reso, qual gl’aveva offerto,
70per una lingua iniqua e traditora:
e fatto gl’ha lassar sì bel stendardo
una lingua crudele, un dir busiardo.
10Una lingua crudele e venenosa
è stato causa che costui ha perso
75la sua ninfa gentile e graziosa,
qual più lucea ch’el sol ne l’universo.
Però la porta qui, stracciata e rosa,
che per lo suo mal dir quasi è sumerso:
cagione è sol del suo socorso tardo
80una lingua crudele, un dir busiardo.