A GELLIO

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I biografi Ad uno scrittore umanitario

Con stolta boria
      Spesso tu dici:
      «Tutti mi onorano,
      Non ho nemici»
      Ben altri, o Gellio,
      Sono i miei vanti;
      Me in massa abborrono
      Ciuchi e furfanti.

Note

Accade sovente di leggere nelle commemorazioni necrologiche la frase seguente: «insomma egli era sì onesto, sì buono, che non ebbe mai un nemico.» Se qualcuno nel giorno delle mie esequie venisse a recitarmi sulla fossa, un complimento di tal genere, vorrei che i becchini gli menassero tra il capo e la schiena quattro buoni colpi di zuppa, tanto da insegnare a tutti gli oratori da camposanto che un peggior insulto non si può fare alla riputazione di un galantuomo. «Non aveva nemici!... Ma era dunque un grand’asino, questo povero morto!...» Tale sarebbe o dovrebb’essere il commentario di ogni persona di buon senso. — Hai tu conosciuto degli uomini di mente e di cuore (non ti parlo dei grandi pensatori, dei celebri artisti, degli illustri capitani, ecc., ecc.) i quali, per poco abbiano studiato o lavorato a vantaggio o servigio dei loro simili, non siensi tirati addosso una tempesta di odii e di inimicizie? Non basta forse che uno emerga dal comune per qualche favilla di intelligenza, per qualche dote speciale del cuore, perchè il mondo lo faccia scopo di rancori, di odii e di persecuzioni? Per farci benvolere da tutti, bisogna esser nati cretini, o avendo sortito dalla natura un po’ di ingegno e di cuore, comportarci di tal guisa che nessuno mai abbia ad invidiarci.