Libro detto strega o delle illusioni del demonio/Ai lettori

F. Leandro delli Alberti alli candidi et humani lettori. S.

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F. Leandro delli Alberti alli candidi et humani lettori. S.
Libro detto strega o delle illusioni del demonio Dedica


Non dubito che saranno alcuni, li quali non puoco se maravegliarano che non habbia servato, in trasferire di latino in volgare questa molto laudevole ed eccellente operetta dello illustrissimo e litteratissimo signore Giovan Francesco Pico prence della Mirandola e delli litterati unica Fenice, tutte le regole et osservationi della volgare grammatica notate dal leggiadro Fortunio, o dallo amenevole e gentile messer Marc’Antonio della età nostra delitie, figliuolo di quello preclaro lume delli dotti messer Giovantonio Flaminio, o per il sottile indagatore et osservatore della limata lingua messer Geronimo Claritio. Anchor forsi se meravigliarano perché non mi son sforzato di seguitare il dotto e curioso Sanazaro, o l’arguto e terso Bembo, o il candido e dilettevole Bandello, o il pulito e modesto Barignano, over il suave e copioso Philotheo, o il nitido e dolce Mazuolo, lo ingegnoso e chiaro Garisendo, o l’humano e piacevole Casio, overo qualchun altro de quelli elegantissimi homini, che hora in questa florida età, se ritrovano, così eccellenti nella latina lingua come nella volgare. Ma cessarano di meravigliarsi se considerarano qualmente ho pigliato cotesta fatica (chente che la se sia), cioè di fare parlare in volgare questo libretto detto Strega, più presto per il rozzo volgo che per li dotti homini. Il perché se io havesse voluto osservare tutte le regole et osservationi scritte da quelli consideratissimi huomini, anzi preclarissimi lumi del nostro secolo, non sarebbe così facilmente possuta essere intesa da quelli, conciosia che non è suto concesso ad ogniuno di poter andare a Corintho. E così per hora havemo lassato in qualche parte, in descrivere cotesta operetta, quel colto et ornato che ella meritava. Pur imperò se siamo sforzato di ridurla per cotal modo, che anchor alquanto serà aggradevole (se non mi inganno) alli coltori della polita e dolata lingua volgare. Dunque legga il curioso lettore detta Operetta, da cui ne pigliarà amenevole dilettatione, e non manco gustarà il dolce frutto. Conciosia che è piena di gran succo e di non menore dottrina. Valete, amantissimi Lettori.