Libro de' Vizî e delle virtudi/Capitolo XVIII

Della fedaltà che fece a la Fede.

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Della fedaltà che fece a la Fede.
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Quando la Fede m’ebbe domandato di tutte le cose che avete udito di sopra, si rifece da capo e disse: - Credi tu bene i detti sacramenti e le lor credenze? - E io dissi: - Cosí credo veracemente. - E credi le credenze che nel Credo in Deo si contengono, secondo che di sopra dicesti? - E io dissi: - Cosí veracemente credo. - E chi fa contra le dette comandamenta, credi che pecchi mortalmente? - E io dissi che sí, d’alcuno de’ detti sette peccati mortali. - E credi che si perda chi mortalmente pecca, se non si confessa e si pente? - E io dissi: - Sí. E quande’bbi cosí chiaramente a ogni cosa risposto, secondo che la Filosofia m’avea insegnato e ammaestrato, disse la Fede: - Figliuol mio, non ti dare maraviglia perché non t’ho lodato, avegna che abbi ben risposto, perché neuno si loda dirittamente se non a la fine. Ma or ti dico che a tutte le domandagioni delle mie credenze hai risposto perfettamente, e se’ ben degno di nostra compagnia. - E poi disse: - Vuo’ tu diventar nostro fedele, e giurar le nostre comandamenta? - E io dissi: - Sí, molto volontieri. - Ed ella disse: - Vuo’ tu promettere di fedelmente servire, e stare fermo in su coteste credenze? - E io dissi: - Sí, - e cosí avea creduto d’ogni tempo; ed eranmi sí convertite in natura che non me ne potrei partire per neuna ingiuria che fatta mi fosse. - Ed ella disse: - E io t’ametto per fedele da oggi innanzi, e promettoti, giusta la possa mia, d’atarti conquistare il regno di paradiso, insino che stara’ fermo in su coteste credenze. - E cosí un notaio che v’era ivi presso di tutte queste cose trasse carta.