Libro de' Vizî e delle virtudi/Capitolo XLIV

Del consiglio ch'ebbe Satanasso co le Furie infernali.

../Capitolo XLIII ../Capitolo XLV IncludiIntestazione 19 settembre 2008 75% letteratura

Del consiglio ch'ebbe Satanasso co le Furie infernali.
Capitolo XLIII Capitolo XLV


Veggendo Satanasso, il quale è prencipe de’ demonî, che tutta la gente del mondo era convertita a la Fede Cristiana, e per li suoi amonimenti erano molto perfetti divenuti, e ch’eran cacciate via tutte le sue Fedi e Resie ch’avea seminate nel mondo, che mettiamo le genti in errore, cominciò ad esser molto dolente, e specialmente perch’era certo che non potea più l’uomo o la femina ingannare infin che de la verace Fede fossero armati. Però raunò tutti i demonî e le Furie infernali, e pigliò consiglio da loro che via sopra questi fatti dovesse tenere, che de le genti del mondo cosí al tutto perdente non fosse1. E fuoro certi demonî che diedero per consiglio che con Dio onnipotente cominciassero la guerra e dessesi grande impedimento alle sue operazioni, sicché li venisse voglia di conciarsi co·lloro, e delle genti del mondo quetare una parte: che peggio non potea lor fare Dio che privarli de li uomini e delle femine del mondo cosí al postutto. E altri v’ebe che dissero che per li demonî si turbassero e commovessero i pianeti e impedimentissesi il corso loro, sí che la Natura non potesse in terra fare le sue operazioni; e facesser venire nel mondo gran piaghe e grandissime e terribili pestilenzie, sicché si spegnesse l’umana generazione e neuno non andasse poscia in paradiso, e rimanessero vòte le sante sediora di paradiso che si debbon riempiere. Al dassezzo si levoe Mamone2, cioè quel demonio ch’è sopra3 le ricchezze e sopra amministrar la gloria del mondo; e consigliando disse: - A cominciare con Dio onnipotente guerra non mi pare che sia convenevole, perché la cominciammo altra volta, e piglioccene male, e fummone di buon luogo cacciati, cioè di paradiso, e delle santissime sediora là ove eravamo allogati. E ad impedimentire il corso dei pianeti, e a tòrre a la Natura in terra la sua operazione, e a far venire nel mondo pestilenzie e piaghe, non credo che ci fosse licito a fare: che avegna ch’ogni mal si faccia per noi, non è niuno sí piccolo o vile che per noi si possa fare, se non è prima da Dio conceduto. - Ma se vogliamo spegnere la Fede Cristiana e spogliarne l’uomo al postutto, sicché ritorni in nostra podestà, parmi che tegnamo questa via. Io ho un uomo alle mani il qual s’appella Maommetti, che insin da teneretta età è riposto nel mio grembo e nutricato del mio latte e cresciuto e allevato del mio pane; e oggimai è compiuto e grande, e hae in sé tanto scalterimento di malizia, ed è sí desideroso dell’avere e delli onori e della gloria del mondo, che già mi soperchia di retà4, e non mi posso ingegnare che io in me n’abbia cotanta; e ha una bellissima favella, e di Dio non ha alcuno intendimento. Se voi da capo volete fare nuova legge contraria a quella di Dio, e insegnarla a costui e farla per lo mondo predicare, questi la farà credere per legge di Dio, e corromperanne tutte le genti, e farà spegnere la verace Fede Cristiana, e rimetterà l’uomo in nostra podestà; ma vorrà per queste cose esser da noi grandemente benificiato, ed elli menerà a capo tutti i nostri intendimenti.

Note

  1. perdente non fosse: non subisse la perdita
  2. Mamone:divinità siriaca divenuta, attraverso la citazione evangelica una personificazione dell’avidità.
  3. ch’è sovra: che sovrintende a...
  4. retà: reità, malvagità.