Libro de' Vizî e delle virtudi/Capitolo XI
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e inviamento per andare alle Virtudi, onde s'acquista paradiso.
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- Maestra delle Virtudi, molto m’hai consolato delle mie tribulazioni, e hammi inolto migliorato e rallevato de la mia malatia, in ciò che m’hai apertamente mostrato che le tribulazioni e l’angosce del mondo sono i gastigamenti di Dio, e coloro ha per veragi figliuoli, cu’ elli visita di cotale gastigamento; e ha’mi mostrato come la povertà è la diritta via laonde piú sicuramente si può andare allo regno di Cielo. Anche m’hai detto che lo regno di Cielo è la maggiore e la miglior cosa che l’uomo e la femina possa avere; e hailmi mostrato e provato per molte belle e aperte ragioni: per la qual cosa m’è venuto in talento questo regno di paradiso beato voler conquistare.
- Ma d’una cosa mi spavento, che m’hai detto di sopra che non si può avere se non s’acquista e vince per forza; e io mi sento sí poca balía, che non posso vedere com’io potesse fare questa pugna, sicché a buon capo ne venisse. Però ti priego che in su questi fatti mi debbi consigliare, sicché di cotanto bene non potesse esser perdente: perché se ’l perdesse a mia pecca o per providemento che far si potesse, io ne sarei mai sempre dolente, e non me ne potrei consolare.
A queste parole la Filosofia levò alte le mani, e rizzò li occhi al cielo, e umilmente adorò, e disse: - Benedetto sia Gesú Cristo, che t’ha recato a buon pensamento, e a quello c’hanno li òmini savi, che non istanno pur col capo chinato a guardare le scure cose de la terra, come hai fatto tu per li tempi passati; ma rizzano il capo e guardano il cielo e le dilettevole cose della luce: però sempre stanno coll’animo allegro, e per neuna tribulazione del mondo si posson turbare; e però dice un savio: "Con ciò sia cosa che tutti li altri animali guardin la terra, solo all’uomo è dato a guardare lo cielo e le dilettevoli cose della luce".
- Onde, da che m’hai chesto consiglio in ciò, che di’ che vuoli lo regno di paradiso conquistare, e io ti consiglierò volontieri; e solo per confirmarti in su questa volontà ti sono venuta a visitare. E daroloti tale, se credermi vorrai, che tosto verrai a capo del tuo intendimento.
E poi disse: - Il regno di Cielo è molto forte a conquistare, perché è posto molto ad alti, e vavisi per una stretta via, e per una piccola porta vi s’entra, secondo che t’ho detto di sopra. E ha ne la detta via molti nimici, i quali die e notte assaliscono altrui, e non dormono niente, e se truovano alcuno in questa via che ben guernito e armato non sia e acompagnato, sí il fanno sozzamente a dietro tornare. E però fa bisogno a coloro che vi vanno che sian forniti di fedeli amici; e in altra guisa sarebber malamente traditi e ingannati.
E io dissi: - Mal son fornito di cotali amici, anzi li ho tali che m’àmaro solamente a la loro utilità -. Ed ella disse: - E io li t’insegnerò tali acquistare che t’ameranno e serviranno solamente a la tua utilità, e ti guarderanno e salveranno da’ detti nimici, e tosto ti daranno la vittoria del regno -. E io dissi: - Chi son coloro cui io mi potesse fare ad amici, onde ricevesse cotanto benificio? - Ed ella disse: - Sono la bella compagnia delle Virtudi. - E chi so queste Virtudi? - Ed ella disse: - I cortesi costumi e li belli e piacevoli riggimenti. - E ove stanno? Ed ella disse: - Nel nobile castello de la mente. - E ov’è questo castello? - Ed ella disse: - Dentro a la chiusura1 del cervello, là ove si raccolgono i sensi e’ sentimenti del corpo. E in quello luogo hanno una magione molto forte, tutta di fortissimo osso murata; ed è in tre parti divisa: nella primaia, ch’è nella fronte dinanzi, si imaginano e si veggono tutte le cose; ne la seconda seguente tutte le cose vedute e imaginate si conoscono e sentenziano e giudicano; nella terza tutte le cose sentenziate e giudicate si scrivono e fassene memoria, acciò che non escano di mente. A la qual magione càpitano tutte le genti c’hanno alcun perfetto conoscimento, ma pochi n’albergano co le dette Virtudi: non che per lor volontà non albergassero assai - e sarebbero ben ricevuti, chi vi volesse albergare, e onorati e serviti -; ma sono fuggite e schifate dalle genti del mondo, perché vivono sotto grande ubidenza.
- E chi è segnore di queste Virtudi? - Ed ella disse: - Non hanno segnoria d’alcuna persona, ma so’ in questo mondo libere e franche; e però disse un savio: "Sole le Virtú sono libere nel mondo; e tutte l’altre cose sono sottoposte a la Ventura ". Ma fanno di loro gente un capitano c’ha nome Umilità, quando in servigio d’alcun loro amico vanno a conquistare questo regno; e mettonlo innanzi a tutte le cose, perch’egli è capo e fondamento di tutti coloro che vogliono intendere al servigio di Dio; e però disse santo Bernardo: "Per l’umilità sarai alla grandezza, e questa è la via, e altra non si truova che questa; e chi per altra via sale, cade poscia ch’è montato".
E io dissi: - Prègoti che m’insegni andare a queste Virtú, e che m’acompagni co·lloro, perché vo’ doventare loro fedele, e giurare le loro comandamenta, acciò che questo regno di paradiso beato m’aiutino conquistare. Ed ella disse: - Figliuol mio, non fa bisogno ch’io t’insegni andare alle Virtudi, né ch’io t’aconti’ co·lloro: per che se andare vi vuoli, ritorna alla tua conscienza ed entra per la via de’ buoni costumi e savi e cortesi riggimenti; e quella strada, se tu non ti torci, ti conducerà allo loro albergo, e ivi ti potrai co·lloro acontare2, e richiederle de’ tuoi bisogni. Elle sono tanto cortesi che t’udiranno volentieri; e se parrai loro persona con bei riggimenti, ti riceveranno e faranti onore e acompagnerannosi teco; e da te non si partiranno giamai, se da te non viene il partimento, infino che non t’hanno data la vittoria del regno che tu hai detto di voler conquistare.
Note
- ↑ Dentro a la chiusura, ecc.: l’immagine della mente come un castello, e delle attività spirituali come i vari settori del castello, è abbastanza comune: v. Isidoro, Sent. I, xiii (in P. L. 83, 564), Alano da Lilla, De planctu Nat. (in P. L. 210, 444), Somma (Pater), P. 36; e cfr. Brunetto, Tesoro 1, xv: l’anima (...) è assisa nella mastra fortezza del capo Per ciò dicono li savi, che ’l capo, ch’è magione dell’anima, ha tre celle, una dinanzi per imprendere, l’altra nel’ mezzo per conoscere, e la terza drieto per memoria; lo stesso dice Brunetto nel Tesoretto (in Poeti Duecento) vv. 749-762.
- ↑ acontare: incontrarsi e diventare amici (da Comitare derivato da comes)