Libro de' Vizî e delle virtudi/Capitolo LXV

Di quel che dice la Prudenzia de la Filosofia,
e le parole che dice al fattore dell'opera della Fede.

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Di quel che dice la Prudenzia de la Filosofia,
e le parole che dice al fattore dell'opera della Fede.
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- O verage maestra delle Virtudi, o chiara luce di questo mondo, per cui tutte le genti sono alluminate, quanti n’hai già recati a penitenzia di coloro che andavano per questo mondo cieco come matti, e tu li hai dirizzati in buona via co le parole de’ tuoi ammonimenti! Ben veggio che chi ritiene teco amistà, malagevolmente può perire: e questi non scampa per altro de la morte, se non perch’ebbe teco contezza alcuna volta. E sappi che per noi sarà bene atato, purché si possa acconciamente.

E poi si rivolse inverso di me, e disse: - Figliuol mio, noi non ti riceveremmo per fedele né ti prometteremmo alcuno aiuto di dare, se prima non fossi esaminato da la Fede Cristiana, e avesseti ricevuto per fedele. E ben lo ti volessimo noi fare, e dessimoti i nostri amonimenti, e tu li servassi fedelmente, tutte le buone opere del mondo non ti varrebbero neente, se prima suo fedele non diventassi: onde con noi t’afaticheresti invano, se prima da lei non ti facessi, perch’ella è fondamento di coloro che vogliono intendere al servigio di Dio.

E quando ebbe cosí detto, sciolsi una tasca e trassine una carta e puosila in mano della Prudenzia, e dissi: - Ecco la carta del mio esaminamento, e come per fedele fui ricevuto-.

E quando ebbe la carta, sí la lesse; e veduto il tinore, fue molto allegra, perché vide ch’era vero il detto mio. Allora disse: - Ben hai fatto buono cominciamento.