Libro de' Vizî e delle virtudi/Capitolo IX

Opposizioni al detto della Filosofia.

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Opposizioni al detto della Filosofia.
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Parlato la Filosofia cosí profondamente sopra la materia del mio rammaricamento, e mostratomi per cotante vive ragioni come era matta e vana cosa il mio lamentare, e la cagione della mia malatia, sí mi sforzai di difendere il mio errore, se per alcuna via o modo potesse. Però dissi: - Se cotesta è la via d’acquistar paradiso e di ricoverare la perdita che facemmo per lo primo peccato d’Adamo e d’Eva, e di venire a quel fine beato per che fuor fatti l’uomo e la femina, bene fece dunque Dio se, favellando alli apostoli suoi, disse: "Lasciate i parvuli venire a me, perché di costoro è lo regno di Cielo", perché veracemente è de’ parvoli solamente, e non d’altra persona che viva con alcuno conoscimento delle cose del mondo. Cui mi saprestú contare con alcuno conoscimento, che fosse di tanta fermezza, che per amore d’aver paradiso, cioè cosa che non vede né palpa, ma solamente l’ode a parole, disideri di vivere in povertade, e abbia in dispregio e in disdegno i beni della ventura e la gloria del mondo; e se di doglie o di tribulazíoni è gravato, le porti in tanta pazienzia, che contra Dio non se ne crucci e doglia fortemente? Certo non me ne sapresti alcuno nominare. Potrebbe forse essere delli apostoli, che fur pieni dello Spirito Santo in tal modo che poscia non pottero peccare, ché furo di cotesta maniera; ma non d’altra persona che de lo Spirito Santo e della grazia di Dio cosí fornito non fosse. Anzi sai tu che dicono i savi? ch’ogni creatura è sottoposta e data alla vanità del mondo, e quanto può istudia di compiere i diletti della carne. Per la qual cosa il detto tuo pare che sia nulla a volere confortare l’uomo per le parole c’ha’ dette, che de le cose del mondo abbia alcuno conoscimento.