Liber de doctrina loquendi et tacendi/Capitolo III

Capitolo III

Come tu déi considerare ad cui tu parli e che

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Albertano da Brescia - Liber de doctrina loquendi et tacendi (XIII secolo)
Traduzione dal latino di Andrea da Grosseto (1268)
Capitolo III

Come tu déi considerare ad cui tu parli e che
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Poscia che t’ho mostrato che si dé intendere per queste due parole chi tu se’ e che cosa, voglioti `nsegniare che tu déi intendere per questa parola ad cui.

E certo quando tu vuoli parlare, tu déi considerare ad cui tu parli, perciò che cho’ l’amico tuo de’ parlare bene e saviamente; onde non è neuna cosa più da amare, che avere uno amico col qual tu possi parlare secondo che con te medesmo.

E tutta fiata sì ti déi guardare che con cului ch’è ben tuo amico non dichi alcuna cosa de la quale tu abbi paura e sia dolente si elli la dicesse ad un altro, quando elli fosse fatto tuo nemico.

Unde dice Seneca nel libro de le Pistole: "Tu déi parlare co’ gli amici tui secondo che Dio ti vedesse, e sì de’ vivere co’ gli amici come se Dio ti vede", cioè pensa nell’animo tuo quando tu parli col tuo amico e ove, ché Dio ode e vede ciò che tu dici e fai.

Et un altro disse: "Se tu ài l’amico, guarda che non ti chonvegnia aver paura s’egli deventasse tuo nemico".

Et Petro Alifonso disse per gli amici che non son provati, né veraci: "Guardati una fiata dal nimico tuo et mille fiate dagli amici tuoi, perciò che quei ch’è amico alcuna fiata si fa nimico, et così pió tosto ti potrebbe far danno".

Et dicoti così, che se tu ài alcuna tua cosa secreta, de la quale tu non vogli et non possi aver consiglio, che tu la ti debbi tenere et non manifestare ad alcuno.

Unde disse Gesù Sirac: "A l’amico, né al nimico non déi manifestare tutte le tue secrete cose et maximamente li peccati et le malvagità tue; perciò che t’odirà et aguardandoti, quasi doffendendoti, farà beffe di te".

Et un altro disse: "Quello che tu vuoli che sia secreto nol dire ad alcuno".

Et un altro disse: "Appena [crede] che tu possi trovare un omo che possa tenere celato una cosa secreta".

Et un altro disse: "Lo secreto e lo consiglio et le secrete cose tue tienele rinchiuse, secondo che in de la pregione tua, perciò che quando tu l’arai manifestate, elli terrà legato te in de la pregione sua".

Et un altro disse: "Quelli che tiene lo consiglio suo in del cuor suo è signore di sé et di prendere la migliore parte" et pió sigura cosa è a stare cheto, che pregare un altro che stia cheto.

Et di ciò disse Seneca buona paraula. Disse: "Se tu non strai cheto, tu come comandi ad un altro che stia cheto?" et se tu arai alcuna tua faccenda secreta, de la quale tu vuoli avere consiglio, déila manifestare al pió fedele e al pió provato amico che tu ài".

Unde disse Salamone che l’omo dé avere molti amici, ma consiglieri et consigliatori dé avere uno infra mille.

Et Cato disse: "Lo secreto consiglio déi dire al fedele amico, et la infertà del corpo déi dire al fedel medico", et al nimico tuo non déi molto parlare, né manifestare alcuna tua cosa privada.

Et ciò è che dice Isopo: "Non affidare et non manifestare alcuna tua cosa privada ad cului con cui tu ài conbattuto".

Et in un altro luogo disse: "Non aver fede, né speransa in del nimico tuo", et questo déi intendere etiamdio poi c’ài facto pace co’ lui.

Inperciò che si trova scripto che neuno può avere perfectamente la gratia del nimico suo, perciò che li vapori dell’odio sempre rimagnano [nel petto] del nimico.

Unde dice Seneca: "Culà u’ sta lungamente lo fuoco non può esser mai sensa fummo".

Et anchor disse: "Meglio è che altri muoia per l’amico suo, che viva col suo nimico. Colui ch’è stato anticamente tuo nimico non credere in perpetua, et s’elli ti si ahumiliasse et inchinasseti ancho, no lli credere",

perciò ch’elli lo fa per la sua utilità et non per amistà, acciò ch’elli ti vuole prendere et ingannare per amore et per lusinghe, quando non ti può ingannare per forsa.

Et in un altro luogo disse Salamone che dinansi da te lagrimerà lo nimico tuo et, se elli vederà tempo, non si potrà satiare del tuo sangue.

Et Petro Alifonso disse: "Non t’accompagnare co’ li nimici tuoi, con ciò sia cosa che tu possi avere molti altri compagni, perciò che quelle cose rie che tu farai, tutte le terrano ad mente et le buone tutte dimentierano".

Et generalmente ti dico che tu con tutta gente déi parlare cautamente et saviamente, perciò che molti son tenuti amici che in verità sono nimici.

Unde dice Petro Alifonso che tutti quelli che tu non cognosci quasi déi sospicare, cioè che non siano tuoi nimici.

Unde disse: "Non andare per via con neuno che tu innansi non cognoschi.

Et se alcuno ti si acompagna che tu non cognoschi in de la via, et dimandati u’ tu vai, dilli che tu vogli andare assai pió a llunga che tu non t’ài posto in cuore; et s’elli à lancia vagli dal lato diritto et s’elli à spada vagli dal lato sinistro".

Ancho déi guardare se tu vuoli parlare ad un omo savio u a stolto. Perciò che Salamon disse che tu non déi parlare in de l’orecchie de lo stolto, perciò che dispregia la dottrina del parlare tuo.

Et ancho disse : "L’omo savio, s’elli combatte co’ lo stolto, uvero che rida uver che s’adiri, sempre li farà noia".

Et ancho disse: "Lo stolto non riceve paraule savie, se tu no lli dici paraule che li piacciano et che sono in del cuor suo".

Et Gesù Sirac disse: "Quelli che dice a lo stolto savie paraule è come quelli che parla con cului che dorme; unde in de la fine del suo detto dirà: chi se’ tu?".

Ancho déi guardare che tu non parli con neun omo schernidore.

Unde si trova scripto: "Non avere compagnia con ischernidori, ansi fugge la loro compagnia come `l tosco, perciò che non ti potrai guardare che e’ non ti inganni et non ti faccia disnore".

Et Salamone disse: "Non riprendere lo schernidore, perciò che te n’odierà; ma riprende lo savio et ameratene".

Et Seneca disse: "Cului che corregge lo truffadore fa ingiuria a sé medesmo; et chi castica l’omo malvagio à voglia di far male ad sé medesmo".

Ancho déi guardare che non parli con omo lingoso et loquace, cioè con neuno che parli troppo.

Perciò che `l Profeta disse: "L’omo lingoso non serà amato sopra terra".

Et Gesù Sirac disse: "Terribile cosa è, cioè periculosa, l’omo lingoso in de la cità sua. Et cului ch’è sfacciato in de le paraule sue sarà odiato da la gente".

Et ancho: "Chi odia la loquacità distrugge molti mali"; et ancho disse: "Coll’omo lingoso non parlare et non mettere legna in del suo fuocho", cioè non l’adastiare di paraule.

Et ancho disse: "Co’ li matti non aver consiglio, perciò che no lli può piacere se non quello ch’elli ammano".

Ancho ti déi guardare che tu non parli co’ li ci[nici].

Unde dice Tullio: "La ragione dei ci[nici] è a ppostutto da lassare"; et vede che è a ddire ci[nici]: cinos in greco tanto vale quanto in latino cane, unde sono detti ci[nici] coloro che quando vogliano parlare latrano come cani.

Dei quali disse Domeneddio: "Non gittare le margarite tra li porci".

Ancho déi guardare che tu non tencioni co’ li malivoli, cioè co’ li malvagi homini.

Perciò che santo Augustino dice: "Secondo che `l fuocho quanto pió vi metti entro legna, tanto fa maggior fiamma, così lo mal omo quanto elli pió ode la ragione, tanto pió cresce in de la malitia";

et in dell’anima malivola non entra savere, secondo che Cato disse: "Non tencionare di paraule con coloro che sono verbosi, cioè ch’àno molte paraule, perciò che la paraula è data ad tutta gente; ma lo savere dell’animo è dato a ppochi".

Ancho guarda che di tuoi secreti non parli con uomo ebrioso né con femina perciò che disse Salamone che neuna cosa secreta puote dimorare in loro.

Et in un altro luogo disse: "La garrulità, cioè le garrisse de le femine, non può celare neuna cosa, se non quel che non sa".

Ancho, quando tu vuoi dire alcuna cosa, déi guardare chi son coloro che ti debbiano intendere,

perciò che si trova scripto che tu ti déi guardare dintorno quando tu vuoi dire alcuna cosa, maximamente che non piaccia forse agli omini, acciò che non ve n’abbia forse qualcheuno che ti riprenda et dica che tu abbi mal detto.

Et certo molti exempli ti potrei ponere ad intendere questa paraula ad cui; ma vastino questi che detti sono.