Giuseppe Gioachino Belli

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Li vini d'una vorta Li teatri de primavera
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834

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LI TEMPI DIVERZI

     Nò, Zzinforiano mio, nun è ll’istesso.
Er vive1 allora sarà stato bbello;
Ma a sti tempi che cqui nnun è ppiù cquello,
Una vorta c’arriveno a st’accesso.2

     Eh Zzinforiano, un pover’omo adesso
È l’affare medemo3 d’un aggnello
Tra le granfie4 der lupo: e ppe’ un capello5
V’attarfieno6 e vv’ammolleno7 un proscesso.

     Er pane, è ccaro: er vino, un tant’a ggoccia:
La carne, Iddio ne guardi! e le gabbelle
Ve tiengheno8 pulita la saccoccia.

     Co sto bber9 governà dde nova stampa
Che ne vonno de noi sino la pelle,
È un miracolo cqua ccome se campa.

10 aprile 1834

Note

  1. Il vivere.
  2. Eccesso.
  3. È la cosa medesima.
  4. Artigli.
  5. Per un nonnulla.
  6. Vi prendono.
  7. Vi appiccano. Ammollare: lasciar lento, lasciare andar giù.
  8. Vi tengano.
  9. Bel.