Li quadrini pubbrichi
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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834
LI QUADRINI PUBBRICHI.1
Ggià sse2 sa, ppe’ nnoi poveri affamati
A sta macchia che cqua3 nnun ce se4 penza;
E cchi aricurre5 a la Bbonifiscenza,6
Sempre se sente a ddì:7 “Sso’8 tterminati.„
Vedo intanto però ttutti li frati,
Ch’ortre9 la loro bbrava possidenza,
Pe’ inzeppà10 la cantina e la dispenza
Hanno sempre bbon’ordini pagati.11
Disce: “Quest’è un compenzo de quer tanto,
Che cquanno se levòrno12 li conventi
Monzù Jannette13 je venné14 a l’incanto.„
E accusì, mmentre er zecolaro15 abbozza,16
Er fratiscello, co’ li su’17 fetenti
Voti de povertà, mmarcia in carrozza.
20 gennaio 1834.
Note
- ↑ Pubblici.
- ↑ Si.
- ↑ A questa macchia qua (intendi: macchia, foresta di ladri).
- ↑ Non ci si.
- ↑ Ricorre.
- ↑ Commissione di beneficenza.
- ↑ Dire.
- ↑ Sono.
- ↑ Che oltre.
- ↑ Per ricolmare.
- ↑ Ordini sul pubblico erario.
- ↑ Si levarono, abolirono.
- ↑ Monsieur Janet, già Intendente del tesoro imperiale, sotto il dominio di Napoleone.
- ↑ Gli vendette. Gli, per “loro.„
- ↑ Il secolare.
- ↑ Abbozzare: soffrir tacendo.
- ↑ Co’ suoi.