Giuseppe Gioachino Belli

1830 Indice:Sonetti romaneschi VI.djvu sonetti letteratura Li frati (1830) Intestazione 13 dicembre 2022 75% Da definire

La protennente Le mano a vvoi e la bbocca a la mmerda
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti dal 1828 al 1847

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LI FRATI.

     Sora Terresa mia, sora Terresa,
Io ve vorrebbe vede appersuasa
De nun favve ggirà ffrati pe’ ccasa,
Ché li frati so’ rrobba pe’ la cchiesa.

     Lo so bbe’ io sta ggente cuer che pesa
E cquanto è roppicula e fficcanasa!
Eppoi bbasta a vvedé ccom’è arimasa
Co’ quer patrasso1 la commare Aggnesa.

     Sti torzonacci, pe’ arrivà ar patume2
Te fanno punti d’oro;3 e appena er fosso
L’hanno sartato, pff,4 tutto va in fume.

     C’è da facce5 in cusscenza un fianco grosso!
Ortre ar tanfetto poi der suscidume
De sudaticcio concallato6 addosso.

9 ottobre 1830.

Note

  1. Padre graduato.
  2. Carne delle parti, ecc.
  3. [Modo derivato dal proverbio: A nemico che fugge ponti d’oro; nel quale i Romaneschi, non avendone bene afferrata l’immagine, cambiano ponti in punti, con una delle solite etimologie cervellotiche. Cfr. la nota 1 del sonetto: Li punti d’oro, 27 dic. 32]
  4. Suono di un gas compresso che sventa.
  5. Farci.
  6. Sudore in fermento.