Giuseppe Gioachino Belli

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La gricurtura La morte der Rabbino
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835

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LI DU’ TESTAMENTI.

     “Ecco,„ io disse ar giudìo: “ssi1 ppiano piano
Viènghi a ddì cche li tu’ commannamenti
So’ uguali in tutt’e ddua li testamenti,
Pe’ cche mmotivo nun te fai cristiano?„ —

     “Badanài,2 nun zo’ bboni funnamènti,„3
M’arispose Mosè: “nnoi, sor Bastiano,
Adoramo Iddio-padre, e ’r padre ha in mano
Li raggioni de tutti li parenti.

     Sino ar giorno ch’un padre nun è mmorto,
Bbe’ cch’abbi4 fatto testamènto, er fijjo
Dipenne sempre, e, ssi cce ruga,5 ha ttorto.

     Er vostro Jjesucristo6 ha er padre eterno:
Io dunque, mordivói,7 me maravijjo
Che cce possi mannà ttutti a l’inferno.„

9 maggio 1835.

Note

  1. Se.
  2. [Esclamazione enfatica, derivante dall’ebraico badonai (perdio), e al tempo del Belli molto usata tra gli Ebrei di Roma, de’ quali però anche i volgari la pronunziavano correttamente nella primitiva sua forma, mentre il volgo cattolico la storpiava in badanai.]
  3. Non sono buone ragioni. [Fondamenti. — Si avverta che questo Israelita, come tutti gli altri che il Belli introduce a parlare ne’ suoi sonetti, usa il romanesco del Ghetto, che differiva, e in parte differisce ancora, dal romanesco comune, non solo per certe voci e modi speciali, come le esclamazioni: badonai, per vita mia, per la vita di mio padre, ecc.; ma anche per altre notevoli peculiarità, come l’allargamento dell’e accentata in fonnamènto, testamènto, tètto e simili; il far sempre maschili i nostri plurali femminili: li lèggi, li scòli, li raggioni; ecc.]
  4. Benchè abbia ecc.
  5. Se ne [ci] brontola.
  6. Anche questa forma è peculiare al romanesco del Ghetto.]
  7. [“Mordivói,„ nota altrove il Belli, “è una parola con la quale gli Ebrei di Roma esclamano nel parlare altrui, o se ne servono come di voce pronominale di apostrofe.„ Non è altro che un accorciamento di per amor di voi.]