Lezioni e racconti per i bambini/Le olive

Le olive

../La seggiolina ../Ombrello ridicolo IncludiIntestazione 26 novembre 2013 100% Letteratura

La seggiolina Ombrello ridicolo


[p. 109 modifica]

Le olive.


Lo vedete questo ramoscello adorno di foglie biancastre e carico di piccoli frutti ovali, d’un verde cupo? È un ramoscello d’olivo.

Proviamoci ad assaggiare una di queste olive. Dio, come sono amare! Non hanno certo il sapore di quelle belle olive che si mangiano col pane. Gli è che le prime sono naturali e le seconde sono state conservate in salamoia cioè nell’acqua salata, la quale ha tolto loro quel sapore amaro che le olive prendono maturando.

L’ulivo, chiamato dai nostri padri il re degli alberi, è una grande risorsa pei paesi del mezzogiorno. Dove il clima è rigido e freddo, l’olivo non attecchisce, e per renderlo fecondo sarebbe necessario ripararlo dalle inclemenze della stagione. L’olivo si riproduce in più modi, ma il più semplice è quello di seminar sul terreno dei noccioli d’oliva. E quanto tempo deve scorrere prima che quel nocciolo nascosto sotto terra ci dia le anfore di olio finissimo o anche le olive da mettersi sotto sale! È anche da osservare che essendo il legno del nocciolo estremamente duro, bisogna, prima di riporlo nella terra, schiacciarlo; e aver molta cura di non offendere la mandorletta o germe, il [p. 110 modifica]quale, trovandosi a contatto immediato col terreno, avrà uno sviluppo più facile e più pronto. Gli olivi seminati così, cominciano a venir fuori dopo due anni.

La raccolta delle olive si fa ordinariamente in novembre e dicembre: se l’albero non è alto, si colgono le olive con la mano: ma se i suoi rami sono molto elevati, si abbacchia come si pratica con le noci e i castagni.

Tutto il lavoro non è però finito con la raccolta. Le ulive vengono schiacciate nel frantoio e il primo olio che da esse è spremuto si chiama olio vergine. Dalla pasta di quelle ulive medesime si ottiene quindi l’olio comune e, gradatamente, quello di qualità inferiore.

L’olio si conserva nei barili o in grandi vasi di terra verniciata, detti damigiane. Gli ulivi hanno un anno di abbondanza su tre o quattro di sterilità, e perciò, tirando la media delle buone e cattive raccolte, si è potuto stabilire che un olivo produca quattro o cinque chilogrammi d’olio l’anno.

E questo ramo di agricoltura esige, oltre al lavoro e alla vigilanza, grandi tesori di pazienza e di tempo, poichè un olivo non è produttivo che verso i sei o sett’anni.

L’olivo è stato, fino dai tempi più remoti, il simbolo di sentimenti nobili e virtuosi. I Greci [p. 111 modifica]antichi pretendevano di averlo avuto da Minerva, dea della saviezza, e non ne permettevano la coltivazione che a persone onorevoli e della più specchiata probità.

Ricordate, nella storia di Noè, il ramoscello d’olivo portato dalla colomba?

E anche ai nostri giorni, non veneriamo forse l’olivo come un simbolo di pace e d’abbondanza?