Lettere di Cesare Lombroso a Mario Rapisardi
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[Torino, 15 ottobre 1893]
- On. Prof.
Ho ricevuto, se non erro, per mezzo dell’ed. Giannotta il dono prezioso del suo ultimo poema che sferza a sangue questo secolo ignaro in mezzo cui agonizziamo.
Se una potenza umana riuscisse a qualcosa, i suoi versi dovrebbero scuoterci. Ma siamo troppo oltre incancreniti. E neppure lei basterà.
I posteri le terran grado d’averlo tentato.
Suo ammiratore
C. Lombroso
È naturale che Ella, avendo il triste privilegio del genio, ella ne debba pagare i frutti più amari; i frutti dolci vengono dopo.
Io ho letto e goduto il suo potente poema, e non vi ho trovato che le prove di una sola colpa, quella del genio. E quella non la perdonano mai gli uomini.
Chi è colui che lombrosianeggia? E quello che fa dello spiritismo è forse un mio concittadino?
Io avrei desiderio che qualcheduno facesse la chiave, come si è fatto per Daudet. Tutto suo
C. Lombroso
Torino, 16 ott. 1893