Lettera 76

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A Roma

San Matteo, 5 febbraio 1632 [1633]

Molto Illustre e Amatissimo Signor Padre.

I signori Bocchineri m’hanno tramesse tutte le lettere che V. S. ha mandate, delle quali m’appago sapendo quanto gli sia di fatica lo scrivere. Io non gli ho scritto finora, perché stavo aspettando l’avviso del suo arrivo a Roma; e quando per l’ultima sua intendo che deve trattenersi tanti giorni in abitazione così cattiva e priva d’ogni comodità, ne ho preso grandissima afflizione. Nondimeno, sentendo ch’Ella, priva di consolazioni interne ed esterne, si conserva sana, mi consolo e rendo grazie a Dio benedetto, nel quale ho ferma speranza di ottener grazia che V. S. se ne torni qua da noi con quiete d’animo e sanità di corpo. Intanto la prego a star più allegramente che sia possibile, e si raccomandi a Dio che non abbandona chi in lui confida. Suor Arcangelo ed io stiamo bene, ma non già Suor Luisa che dal giorno che V. S. si partì in qua, è stata sempre in letto con dolori eccessivi conforme al suo solito; e a me convenendo star in continuo moto ed esercizio per applicargli rimedi e servirla, si porge occasione di sollevar l’animo di quel pensiero che forse troppo l’affliggerebbe per l’assenza di V. S. Il signor Rondinelli non è ancora venuto a goder la comodità che V. S. gli ha largita della casa, dicendo che le sue liti non gliel’hanno permesso. Ma il nostro padre confessore non lascia di darvi spesso volta: saluta V. S., e il simile fanno la madre Badessa e tutte le amiche; Suor Arcangela ed io infinitamente e senza intermissione preghiamo Nostro Signore che la guardi e conservi. L’inclusa che gli mando fu trovata da Giuseppe [garzoncello al servicio di Galileo] lunedì nel luogo dove hanno recapito ordinariamente le sue lettere.

figliuola Affezionatissima

S. M. Celeste.