Lettera 58

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A Bellosguardo

14 gennaio 1630 [1631]

Amatissimo Signor Padre.

Speravo di riveder V. S. avanti che si dessi principio alla quarantena; visto che non m’è sortito, desidero di sapere almeno come stia di sanità di corpo e di quiete d’animo; che quanto alle altre cose necessarie per il suo vivere, mi persuado ch’Ella stia comodamente per averne fatto provvisione, o almeno con aver largità di poter rompere clausura tanto che vadia alla busca, si come ha fatto per il passato, il che mi sarà grato d’intendere, che per altro non credo ch’Ella si curi d’allontanarsi dal suo caro tugurio, particolarmente in questa stagione. Piaccia a Dio benedetto che vaglino queste tante diligenze per conservazione universale di tutti, ma particolarmente per V. S., sì come spero che seguirà con l’aiuto divino: il quale non manca a quelli che fermamente in esso confidano; sì come è riuscito a noi, poiché il nostro Signore ci ha provviste in questo tempo con una buon’elemosina, cioè di dugento quattro scudi, cinque lire e quattro crazie, dispensatici, credo io, dai Signori della sanità per comandamento delle Altezze Loro Serenissime, le quali si dimostrano molto benevole al nostro Monastero, tanto che viveremo questo mese senza tanta afflizione della nostra povera madre Badessa, la quale credo ch’abbia ottenuto questo bene con le tante sue orazioni, e con supplicare e raccomandarci a diverse persone.

Del cedrato che V. S. mi mandò ultimamente, ne ho fatto questo girello che gli mando: l’altro in forma di mandorla è di scorza d’arancio, acciò senta se gli gustano. La pera cotogna sarebbe stata più bella alcuni giorni indietro, ma non ebbi comodità di mandarla. Mi manca la carta, onde non dirò altro, se non che la saluto di cuore insieme con le solite.

sua figliuola Affezionatissima

S. M. Celeste.