Lettere al padre/1628/22
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A Bellosguardo
San Matteo, 4 marzo 1627 [1628]
Amatissimo Signor Padre.
Credo veramente che l’amore paterno inverso dei figli possa in parte diminuirsi, mediante i mali costumi e portamenti loro; e questa mia credenza vien confermata da qualche indizio che me ne dà V. S. parendomi che più presto vadia in qualche parte scemando quel cordiale affetto che per l’addietro ha inverso di noi dimostrato; poiché sta tre mesi per volta senza venire a visitarne, che a noi paion tre anni, ed anco da un pezzo in qua, mentre però si ritrova con sanità, non mi scrive mai mai un verso.
Ho fatta buona esamina per conoscer se dalla banda mia ci fossi caduto qualche errore che meritassi questo castigo, ed uno ne ritrovo (ancorché involontario) e questo è una trascuraggine o spensieritaggine ch’io dimostro verso di lei, mentre non ho quella sollecitudine che richiederebbe l’obbligo mio di visitarla e salutarla più spesso con qualche mia lettera; onde questo mio mancamento, accompagnato da molti demeriti che per altro ci sono, è bastante a somministrarmi il timore sopra accennatoli. Sebbene, appresso di me, non a difetto può attribuirsi, ma piuttosto a debolezza di forze, mentre che la mia continua indisposizione m’impedisce il poter esercitarmi in cosa alcuna; e già più d’un mese ho travagliato con dolori di testa tanto eccessivi che né giorno né notte trovavo riposo. Adesso che, per grazia del Signore, sono mitigati, ho subito presa la penna per scriverle questa lunga lamentazione, che, per essere di carnevale può piuttosto dirsi una burla. Basta insomma che V. S. si ricordi che desideriamo di rivederla, quando il tempo lo permetterà; intanto gli mando alcune poche confezioni che mi sono state donate. Saranno alquanto indurite, avendole io serbate parecchi giorni con speranza di dargliele alla presenza. I berlingozzi sono per l’Anna Maria e i suoi fratellini. Gli mando una lettera per Vincenzio, acciò questa gli riduca in memoria che siamo al mondo, perché dubito ch’egli non se lo sia scordato, poiché non ci scrive mai un verso. Salutiamo per fine V. S. e la zia di tutto cuore, e da nostro Signore gli prego vero contento.
figliuola Affezionatissima
S. M. Celeste.