Lettera 18

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1626 - 17 1626 - 19

A Firenze

[Quaresima 1626 ?]

Amatissimo Signor Padre.

I cedrati mandatimi da V. S. accomoderò conforme al suo gusto molto volontieri: e per farne l’agro ed i morselletti, penso che vi bisogneranno due libre di zuccaro, e, caso che gli sia di gusto, un poco di musco buono; il tutto mi sarà caro perché mi ritrovo assai scarsa di danari: e se vuole che gli accomodi dei fiori di ramerino, che tanto soglion gustarli, potrà mandar più quantita di zuccaro. La sottocoppa non l’aviamo avuta; ma costì ci hanno bene di nostro una guastada, ed una piattellina bianca.

Non vorrei già ch’ella si prendesse tanto pensiero di noi; ma più tosto attenda a procurar di conservarsi in sanità; e di grazia, quando ritorna in villa, lasci di star nell’orto, fino che non siano migliori tempi, perché credo che questo gl’abbia nociuto assai: perché ho molta fretta, finisco, e la saluto con tutto il cuore. Il Signore gli conceda la sua grazia.

sua figliuola Affezionatissima

S. M. Celeste.

Aspetto il zuccaro quanto prima, perché i cedri patirebbono, e se per sorte gliene venisse qualcun’altro alle mani, mi sarà gratissimo per un altro mio bisogno, che gli dirò a bocca, che non vedo l’ora.