Lettere ad una donna

Sergio Corazzini

XX secolo Letteratura Lettere ad una donna Intestazione 11 luglio 2011 75% Da definire

 
Scrivi e non so perché. Non ho più cose
da dirvi, e pure tanto arde in me
la fiamma de le labbra dolorose
de le labbra vermiglie come se
fossero molli petali di rose

che, sperduti pei cieli, con un lento
abbandono la bocca vi baciarono
e presi da quel novo incantamento
avvinti su le labbra vi restarono;
tanto arde in me senza soffi di vento

la fiamma azzurra dei vostri occhi azzurri
melanconici come un cielo tutto
eguale, senza rapidi sussurri,
silenzioso nel suo triste lutto
senza una voce che al core sussurri,

tanto arde in me la fiamma silenziosa
fatta d'insidie, che non so pensare
bocca, più de la vostra, dolorosa,
occhi che sieno più simili al mare
dei vostri, ne la veglia dilettosa!

Ieri vi ho attesa e non siete venuta.
Non veniste, perchè? Nulla, vi disse,
nulla il cuore ne l'ora convenuta?
nulla, nulla, la vostra anima disse?
Ogni cosa rimase allora muta?

Ne l'attesa, vi colsi le più belle,
le fragili rose, ne intrecciai
una catena al lume de le stelle,
una catena che non finiva mai.
Erano tante rose e tante stelle!

Voi non veniste. Venne l'agonia
de le rose. Siccome le illusioni
lungo l'umana dolorosa via,
cadono lentamente, senza suoni
definiti, e sfioriscono una pia

anima che le amò, così dai brevi
steli caddero i petali, sapienti
la voluttà dei vostri occhi grevi
di ombre, i dolci petali morenti
scesero con ondulamenti lievi

sulla terra. Lo stelo denudato,
vergognoso rimase a udir gli scherni
degli altri steli carichi: sul prato
superbo di verdeggianti eterni
forse in quell'ora un mostro avrà ghignato.

E ne la notte scialba, sospirosa,
le mie rose morirono. Sì tanti
petali cadder su la generosa
terra, che apparve agli occhi doloranti
il boccio schiuso d'un'immensa rosa.