Lettere (Sarpi)/Vol. II/222
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CCXXII. — Al signor De l’Isle Groslot.1
Poichè il corriero non è partito il giorno ordinario, ho avuto tempo di legger la commentazione De temporali potestate Papæ, avendo considerato ciascuna delle asserzioni e ragioni dell’autore. Io le ritrovo tutte molto ben esaminate e sode, e veramente le più principali che si possono usar in tal maniera. E siccome io credo che sia un’opera molto fruttuosa, come per un breviario, a chi tiene la buona opinione, così dubito che non sia per far gran frutto in far mutar la falsa. Egli è tanto conciso, che Tacito vi è per niente. Conviene che il lettore sia tanto attento a cavar il senso, che resta stanco per pesar la forza della ragione. La maniera del dire è tanto arguta, che fa trapassar di sotto gli occhi assai cose a chi non cammina molto lentamente nella lezione. Gli uomini di poco sapere e gl’imbevuti nell’opinione contraria non ci vederanno la perfezione ed esattezza. L’autore della Concertazione politica, con tanta materia contenuta in così pochi fogli, avrebbe fatto un giusto e gran volume. Quella maniera è per insinuarsi nell’animo del lettore, e persuaderlo; questa così concisa serve alla reminiscenza di chi è persuaso.
Non voglio restar di aggiungere alle cose scritte un altro avviso di Costantinopoli, ch’è stato menato a quella Porta prigione, a’ 29 agosto, un gran principe chiamato Abdar Chan, il quale possedeva un gran regno nell’Arabia Felice, chiamato Aden, situato immediate fuori la bocca del Mare Rosso sopra l’Oceano; per il che è fatto una gran giunta al Turco di paese e ricchezza, per l’esser là l’imperio principale di quell’Arabia. Di nuovo bacio la mano a V.S., pregandole da Dio Nostro Signore il compimento dei suoi desiderii.
- Venezia, il 24 ottobre 1612.
Note
- ↑ Stampata come sopra, pag. 513.