Lettere (Sarpi)/Vol. I/9
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IX. — A Monsignor Luigi Lollin.1
Sarà così tarda questa mia risposta alla lettera gratissima di V. S. illustrissima del 3, come se venisse d’India. Delli 10 giorni primi non ne ho colpa, chè tanto stette a venirmi in mano: della dilazione seguente me ne accuso, poichè parte le mie occupazioni, parte la negligenza, m’hanno ridotto a questo giorno. Alla petizione sua, mi dicono che Hua e Huet in francese significa il Nibbio, latine Milvus. Quell’uccello sebbene in altre provincie della Francia è nominato Milan, in Normandia però si chiama vulgarmente Huet, contuttochè in ambi due li nomi per tutto sieno ugualmente intesi. Veramente li putti ebbero molta ragione; perchè vedere un domenicano in pulpito, con le braccia levate ed allargate, sicchè scuopre il petto bianco e le ali della cappa negreggianti, è vedere un nibbio quando in aria con le ali larghe pare star fermo. Ma che sforzata soprannominazione è quella, che meriti esser chiamato Nibbio chi non prova quel che propone; se non ci è qualche particolare ragione per la quale il nibbio si compari al peccato originale? Avrà intesa la persecuzione eccitata contro il cardinale Baronio per l’ultimo tomo degli Annali suoi. Non so come farà a sostenere con tanta potenza l’opinione sua; o se vorrà moderarla, come li riuscirà con onore. Sino al presente par che perseveri in difendere quanto ha detto: in tutti i modi, lo veggo in travaglio. Se riuscisse papa, come è stato vicino,2 sarebbe libero ipso jure; siccome anco sarebbe esente di scrivere il rimanente degli Annali. Crederò che V. S. illustrissima avrà veduto l’ultima e perfettissima opera di Lipsio, e avrà considerato la dedicazione della sua penna all’imagine della Beata Vergine: anatèma3 ben degno del dedicatore, ma non appeso con utilità del mondo, venendo noi privati di quelle belle opere che la penna, se fosse in mano dell’autore, alla giornata opererebbe. Aspetteremo, poichè non più da lui, da quegli altri valentuomini alcuna cosa bella per questa fiera. In questo mentre, io resto pregando Dio per la conservazione di V. S. illustrissima, alla quale per fine bacio la mano.
- Di Venezia, il 28 marzo 1606.