Lettere (Sarpi)/Vol. I/85

LXXXV. — A Giacomo Leschassier

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LXXXV. — A Giacomo Leschassier
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LXXXV. — A Giacomo Leschassier.1


Ricevei le lettere di V.S. eccellentissima in data del 30 maggio, e mi fa caso il lungo indugio, che pur proviene dalla distanza dei luoghi. I libri inviatimi furono con altra roba indirizzati dall’illustrissimo legato a Lione, per esser portati in Italia: non gli ho anche avuti, ma di certo saranno ora a Torino; e mi verranno tardi, ma sicuri e desiderati. [p. 281 modifica]

Per tre corrieri le mandai il libretto richiestomi, e pensomi che sia giunto. Ora le mando un esemplare del breve pontificio,2 cavato dalla scrittura autentica, ch’io stesso ebbi fra mano. La cosa ha desto tal rumore, che la romana curia non può più farsi forte del mistero: maraviglie per voi lontani; per noi spettacolo di tutti i giorni. Il papa ha regalato al cardinal nipote Borghesi tanti benefizi, sia in titolo, commenda o pensione, che, or fanno due mesi, ne aveva il frutto di 14,000 ducati d’oro; e non so ora a quanto aggiunga la somma. E s’arrabatta tanto pel contrastato monastero di Vangadizza, da sentirmi tentato a credere che in fine l’avrà. Sapete che nel mondo la vittoria resta ai caparbiamente volenti. I mali usi vanno sì a dirotta, che, se la morte non segue, il fiero morbo ci fia salute. A mio tempo, Pio V, in cinque anni, cumulò pel nipote cardinale 25,000 ducati;3 Gregorio XIII, in tredici anni, per uno dei nipoti, 30,000 e per l’altro 20,000; Sisto V,4 per l’unico nipote, 9,000; Clemente VIII, in tredici anni per un nipote 8,000, per l’altro 3,000, questi, in quattro anni, per uno solo 140,000. Dove andremo a cascare? Dio solo lo sa. È voce universale che ogni settimana si recano al papa in due cassette i denari lucrati dagli offici della Dataría e della Camera; egli li mescola e rimescola con le sue mani, e per la vista e il tatto ne prende gran [p. 282 modifica]piacere; poi comanda si portino al fratello Giambattista. Ma tiriamo un velo su queste miserie.

M’ha fatto altissima meraviglia quel ch’Ella scrive; vale a dire che i patroni laici, di pieno diritto e in forza di decreti, conferiscano i benefizi. Ho desiderio vivissimo di vederli. Tengo qui la collezione di Paponio, e presto avrò anche quella del Boccello: vorrei m’indicasse dove e sotto a quali titoli si ritrovino in questi autori. Non ho letto ancora Boccello, e detti una corsa a Paponio;5 ma bisogna aver alle mani materie da rintracciare per esaminarli. Il re d’Inghilterra mandò il suo libro a questa Repubblica. Il pontefice a Roma e il nunzio qui le stillaron di tutte perchè non fosse ricevuto; ma indarno. L’opera, poi, è da re; ma avrei bramato che fosse svolta con più accuratezza la parte politica, e toccata sol di volo la profetica. Ma siamo così fatti noi altri uomini; nelle proprie faccende rimessi, e cupidi di grandeggiar nelle altrui. Finalmente non è poco che i re principino a scrivere: volesse Dio che cominciassero anco a imparare!6

La prego di moltissimi saluti al signor Casaubono. Sento che il signor Otmanno Villerio trovasi nella regione di Cleves, e però non gli scrivo. I miei ossequi al suo ritorno. Si mantenga in salute la S.V. eccellentissima, e mi voglia lo stesso bene.

Venezia, 21 luglio 1609.




Note

  1. Dalle Opere dell’autore, e impressa come le altre in latino, pag. 58.
  2. Sarà certamente quello di cui parla la Lettera LXX, e che riguarda l’uccisione di Fulvio da Rieti.
  3. Il che non impedì che non fosse, dopo morte, registrato nel catalogo de’ Santi.
  4. Manca nel testo latino questo nome (Sixtus), che la cronologia stessa domanda. Tutti, poi, conoscono la Storia del nepotismo papale, scritta poco dopo que’ tempi.
  5. Giovanni Papon, morto nel 1590, e autore di una raccolta di Decreti.
  6. Voto che può oggi estendersi a più altre classi di fortunati o potenti.