Lettere (Sarpi)/Vol. I/105

CV. — A Francesco Priuli

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CV. — A Francesco Priuli
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CV. — A Francesco Priuli.1


Io non vorrei che V.E. si reputasse obbligata a rispondermi per ogni dispaccio; e perciò, in angustia di tempo ovvero di occupazione maggiore, prendesse incomodo. Siccome le lettere sue mi favoriscono infinitamente, così riceverò l’istesso favore quando per impedimento intermetterà lo scrivere. Il che sia detto per sempre.

Da Roma per questo corriere non vien cosa di momento: in fatti si vede che il pontefice conosce in che modo si debba trattar con la Repubblica. Solo s’attraversa (come nessuna cosa è sinceramente buona) che qualche persona facendosi autore di questa buona corrispondenza, pretende di pedantizzare e dar ordine di quello che si dovrebbe fare: cosa che non può essere sentita senza disgusto.

Oggi arriverà in questa città l’ambasciatore degli Stati; persona principale per essere creatura e congiuntissimo col principe Maurizio e genero del Bernefelt, qual è il signor di robba lunga negli Stati. È stato dato ordine che sia incontrato da’ senatori, e presentato ogni giorno. Alcuno ha sentito con qualche disgusto, che l’ambasciatore francese vada dicendo che il re vuole che sia onorato; quasi che l’offizio non sia spontaneo, e l’obbligo lo debba avere ad altri, e venga d’altrove ricevuto legge di quanto convenga fare.

Gli avvisi che vengono da Germania, mostrano che le cose di Cleves termineranno con poca [p. 340 modifica]riputazione delli principi. Il mancamento di denari credo certo importi molto; ma forse importa più il mancamento di concordia. Si susurra che già il marchese di Brandeburgo si rimetta al langravio d’Assia; e che il palatino di Neuburgo possa venire a qualche accordo coll’arciduca, importa molto, chè la loro unione non ha capo. L’elettor palatino non ha quanta sanità basti; e quelli che hanno attitudine, non hanno riputazione. Alcuni credono che il principe Cristiano d’Anhalt sia mandato là (che sarebbe buona provvissione); ma non lo credo. Si va credendo da alcuni che il re di Francia, il quale si mostrava tutto per quei principi, adesso se ne ritiri, e voglia fare il mediatore. È gran prudenza in chi ha acquistato la riputazione, non si commettere all’arbitrio della fortuna: se non che alle volte là s’incontra il male, dove si crede fuggirlo.2

Pare che Leopoldo3 sia per partire da Giuliers, e cedere luogo al coadiutore di Colonia: cosa interpretata da alcuni a favore della Spagna; da altri a favore di Francia. La Germania adesso è vicina ad una crisi; o di riacquistare la sua riputazione, o di confermarsi nel letargo invecchiato da tanto tempo. In Ispagna è stato presentato un memoriale al re, contenente che il governo del duca di Lerma [p. 341 modifica]sarà la rovina di quei regni; di che son restati assai confusi, ed un gesuita si è dichiarato autore. Io credo che vi sieno sotto gran misteri, e che le cose sieno forse macchinate da quelli stessi, contro quali paiono.

Io non voglio abusar più lungamente la pazienza di V.E. con le mie ciancie: per il che farò qui fine, ed a V.E. bacio vivamente la mano.

Venezia, 13 novembre 1609.




Note

  1. Dalle Opere ec., pag. 131.
  2. Qualcuno tra quei che meditano, potrebbe vedere qualche somiglianza tra quell’Enrico di Francia, sì bene intenzionato e prudente, e un grandissimo personaggio dei giorni nostri. Quando ciò sia, dovrebbe l’ultimo dei nominati degnare d’alcuna e non molto fuggitiva considerazione queste profetiche parole dell’italiano Fra Paolo.
  3. Arciduca d’Austria, fratello di Rodolfo e di Mattia, e solo fra i suoi benaffetto all’imperatore;, com’è detto al principio della Lettera CXI.