Lettere (Machiavelli)/Lettera III a Francesco Vettori

Lettera a Francesco Vettori

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Lettera a Francesco Vettori
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Magnifico oratori apud Sommum Ponteficem Francisco Victorio.

Romae.

Magnifice domine orator.

Et io che del color mi fui accorto
dissi: Come verrò se tu paventi,
che suoli al mio dubitar esser conforto?

Questa vostra lettera mi ha sbigottito più che la fune, e duolmi di ogni opinione che voi habbiate che mi alteri, non per mio conto, che mi sono acconcio a non desiderare più cosa alcuna con passione, ma per vostro. Priegovi che voi imitiate gli altri, che con improntudine e astuzia, più che con ingegno e prudenzia, si fanno luogo; e quanto a quella novella di Totto, la mi dispiace se la dispiace a voi. Per altro io non ci penso, e se non si può ruotolare, voltolisi; e per sempre vi dico, che di tutte le cose che vi richiedessi mai, che voi non ne pigliate briga alcuna, perché io non le havendo non ne piglierò passione alcuna.

Se vi è venuto a noia il discorrere le cose, per veder molte volte succedere i casi fuori de' discorsi e concetti che si fanno, havete ragione, perché il simile è intervenuto a me. Pure se io vi potessi parlare, non potrei fare che io non vi empiessi il capo di castellucci, perché la fortuna ha fatto, che non sapendo ragionare né dell'arte della seta, né dell'arte della lana, né dei guadagni né delle perdite, e' mi conviene ragionare dello stato, e mi bisogna o botarmi di star cheto, o ragionare di questo. Se io potessi sbucare del dominio, io verrei pure anch'io a dimandare se il papa è in casa; ma fra tante grazie, la mia per mia trascurataggine restò in terra. Aspetterò il settembre.

Intendo che il cardinale Soderini fa un gran dimenarsi col pontefice. Vorrei che mi consigliaste, se vi paresti che fusse a proposito gli scrivessi una lettera, che mi raccomandasse a sua Santità; o se fosse meglio che voi faceste a bocca quest'uffizio per mia parte con il cardinale; o vero se fosse da non far nulla né dell'una né dell'altra cosa, di che mi darete un poco di risposta.

Quanto al cavallo, voi mi fate ridere a ricordarmelo, perché me lo havete a pagare quando me ne ricorderò et non altrimenti.

Il nostro arcivescovo a quest'ora debbe esser morto, che Iddio habbia l'anima sua e di tutti i sua. Valete.

In Firenze, a' dì 9 d'Aprile 1513.

Niccolò Machiavelli
quondam Secret.