Lettere (Isabella Teotochi Albrizzi)/VII

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A Luigi Rossi1


Venezia, 17 Luglio 1807.

Quando siete partito, dissi a Franceschinis, ci siamo veduti poco, pochissimo, troppo poco con l’amabile Rossi; pure sono certa che la nostra immagine è restata reciprocamente uncinata. -- Per carità passatemi questo terminaccio materialissimo, ma che spiega così bene, parmi, un’idea tutta morale. Imaginatevi dunque, mio gentilissimo amico. -- Sì, amico, perchè l’amicizia, è come il valore -- mais aux ames bien nèes, la valeur n’attend point le nombre des annèes. -- Il piacere che mi ha fatto la vostra amabilissima letterina, ed il generoso sonetto che mi offrono appunto la prova geometrica della mia asserzione: se i Petrarchisti scrivessero colla grazia vostra, quel genere non sarebbe certamente venuto a noia, e l’amore vestirebbe ancora le grazie del platonismo, che sono le vere e sole grazie onde possa abbellirsi quest’amabile fanciullo.

Io penso e ripenso a quel mio forse, ve lo assicuro, e vorrei pur rivedervi; ma io sono un’animaluccio di nuova specie, che non può camminare che con otto piedi, i quali danno a passo a passo età e temperamento diverso: voglio dirvi che io non posso movermi senza trasportar meco mio padre, mio marito, ed il piccolo figliuolino. Ora figuratevi, gentilissimo amico, come lento dev’essere ogni mio moto. In ogni modo ditemi, ve ne prego, fino a quando resterete in Valdagna e se al ritorno vi tratterrete a Vicenza. Desidero che le acque vi facciano tutto il bene che il mio cuore vi desidera. Conservatemi quel sentimento che ho avuto la fortuna d’inspirarvi, e siate certo che la sola riconoscenza non guida quello, con cui vi prego di credermi ecc.

P. S. Franceschinis è partito per Padova accompagnando il signor Paradisi2, con il quale abbiamo passato una lietissima giornata alla maisonnette verte. Voi eravate compreso nel numero di quei pochi, ma la vostra sollecita partenza mi ha privata anche di questo bene. Francoschinis avrà domani i vostri saluti.

Vostra amica aff.ma e serva,
Isabella Teotochi Albrizzi.

Note

  1. Pubblicata nelle lettere di varii illustri italiani del secolo XVIII e XIX ecc. Reggio, Torregiani et C. 842. -- Luigi Rossi, di Reggio, arrabbiato repubblicano nei primordi della rivoluzione, e segretario generale della direzione d’istruzion pubblica sotto i francesi, era versato nella letteratura greca e latina, e tradusse con eleganza gl’ Idilli di Teocrito, di Moseo e di Bione.
  2. Giovanni Paradisi di Reggio, matematico insigne, già membro del Direttorio Cisalpino, uomo politico da molti odiato, fatto conte da Napoleone.