Lettere (Campanella)/XXXV. A Galileo
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XXXV
A Galileo
Non avendo ricevuto risposta ad una questione che dettò in favore del filosofare galileiano, non manda un discorso che gli è venuto tra mano e che per altro è poco importante; desidera poi sia presentata una invenzione di fra Pietro da Nocera al granduca Cosimo II.
Io ho mandato a Roma ed a Vostra Signoria una quistione dove si prova teologicamente ch’il modo di filosofare da lei tenuto è piú conforme a la divina scrittura che non lo contrario, o almeno assai piú che non l’aristotelico: e questo, per via dell’illustrissimo Gaetano; e non ho avuta risposta di Vostra Signoria come le piacesse. Ora m’è capitato in mano un discorso di un ravennate contrario al filosofar suo e di Copernico, ed averei risposto se Vostra Signoria si fosse degnata significarmi ch’abbia avuto a caro la quistione mia, e se li argomenti teologici non fossero stati da me sciolti, e li matematici da Plutarco e Copernico ed altri: e credo ch’a Vostra Signoria pareranno assai fragili ed imbecilli, e furo anche sciolti nel primo libro de le quistioni mie contra li settari di tutte nazioni.
Ora io son forzato da un amico a scriver a Vostra Signoria. Costui è fra Pietro di Nocera, uomo di sagace giudizio, ch’ha fatto un mirabil vascello resistente ad ogni vento ed artiglieria; e vorrebbe, poi che qua s’è fatta prova, dar la sua fatica al serenissimo granduca, per mille rispetti che lui scriverá, ed anche la forma e l’uso. Pertanto supplico a Vostra Signoria che negozii questo col granduca, e me n’avvisi quel che deve succedere e che farsi. Resto al suo comando, e sto quasi in libertá, e desidero vederla e prego Dio per lei.
Napoli, 3 di novembre 1616.
Servitore affezionatissimo |
A Galileo Galilei,
filosofo e matematico del granduca,
Fiorenza.