Lettere (Andreini)/Lettera CXLI

CXLI. Rammarichi d’infelice amante.

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CXLI. Rammarichi d’infelice amante.
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Rammarichi d’infelice amante.


L’
Havermi trovata Signora mia contra me l’istesso rigore, la severità istessa ha dato animo alla mia servitù. Siate certa, che quanto più vi dimostrerete sorda al suono de’ miei dolorosi lamenti, quanto più starete dura all’onde dell’amaro mio pianto, quanto più vi troverò fredda al fuoco de gli accesi miei sospiri, tanto più viverò sperando per mezo delle querele, del pianto, e del fuoco di farvi pietosa, d’ammollirvi, e d’infiammarvi. Le battaglie, che facilmente si vincono, non apportano gloria al vincitore. Quanto più l’impresa è difficile, tanto più volentieri io corro, e non mi pare strano l’affaticarmi, il passar pericoli di morte, e lo stillarvi il sangue,

[p. 143r modifica]per acquistar la dignissima palma; dunque bench’io sia certo di penar lungamente per la vostra crudeltà, di correr mille pericoli, di sostener mille disprezzi, d’affaticarmi per chi riderà de’ miei sudori, di render con le mie lagrime più fertile il campo de’ miei tormenti, onde senza fine io ne vegga nascer pene, angoscie, e dolori, non sarà ch’io mi penta, anzi farommi scudo dell’intrepido cuore contra tutti i colpi della vostra asprezza; nè occorrerà, ch’i’ faccia altro per farmi animo, che ricorrer con la memoria alle vostre attioni, e ricordarmi, che voi disprezzate egualmente ogniuno, ilche mi sarà di grandissimo contento, e credetemi certo, che mentre che altri non goderà del vostro amore, io goderò del vostr’odio: ma perch’io sò, che niuno può sperare di posseder donna di tanto merito, per ciò consolatissimo vivo, essendoche ’l cuor mio generoso non può soffrir, che alcun’altro sia à parte de gli honori suoi. Io non sosterrei d’haver per compagno in amore Amor istesso, non che un’huomo. Io voglio esser solo in tutte le mie attioni, e particolarmente in questa. Io rifiuto la compagnia d’ognuno, e mi contento più di sopportar l’asprezza severa, e l’orgoglio sdegnoso d’una donna crudele, che disprezzando la mia servitù abborra insieme quella d’ogni altro, che ubbidir alle leggi d’una pietosa, che favorendo me, altrui ancor favorisca. Hor voi non volendo amar (gratiosa Donna) l’amor mio, fate almeno, ch’i’ non possa odiar l’odio vostro, ilche seguirebbe quando voi amaste un’altro, laqual cosa non potendo [p. 143v modifica]essere non sarà men, ch’io v’ami. Vi prego dal Cielo felicità, e prego Amore, che per pietà vi faccia sempre più cruda.