Lettera ad una signora milanese gentile sì, nobile no

Giovanni Berchet

Egidio Bellorini Indice:Berchet, Giovanni – Scritti critici e letterari, 1912 – BEIC 1754878.djvu Letteratura Lettera ad una signora milanese gentile sì, nobile no Intestazione 8 agosto 2022 75% Da definire

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XV


Lettera ad una signora milanese gentile sì, nobile no


Madama,

Ad un misero vecchio, qual io mi sono, è lecito senza offesa del decoro farsi apertamente avvocato delle belle fanciulle alle quali Ella, madama, ha la fortuna d’esser madre. Le poverette, stia certa, non mi hanno pregato esse di questo ufficio. M’è suggerito dalla compassione. Parlo io spontaneo, e però tanto piú veridico.

L’anno passato a questi dí, Ella, in compagnia di molte di lei amiche, provvide saviamente alla allegria delle proprie e delle altrui figliuole. I festini dati in Borgonuovo dalla «societá delle madri»

riescirono belli, splendidi, eleganti. Il sorriso della gioventú misto a tutte le grazie della decenza, la vivacitá delle danze combinata colla modestia delle ingenue e gentili fanciulle, e le cortesie e le accoglienze e i bei modi delle madri invitatrici fecero parere a tutte le persone ben educate, e dopo tant’anni anche a noi vecchi, tristo davvero il suono della campana della quaresima. — Verrá un altro carnovale — dicevano le fanciulle, e si consolavano sperando. — Sí, verrá, — dicevamo noi, e nelle future consolazioni delle fanciulle ci parea di rivivere qualche poco nei tempi andati.

Or eccolo finalmente questo sospirato carnovale. Ma dove sono i festini? Le vergini patrizie ballano; le spose, le donne patrizie ballano; le matrone patrizie ballano. E le belle vergini non patrizie che fanno esse la sera? Sedute accanto alle loro madri in casa loro, mandano qualche stanca occhiata alle quattro parrucche dei quattro campioni del tarrocco, e sbadigliano; poi dánno ascolto a qualche facezia del signor nonno, e risbadigliano; poi si guardano a’ piedi, ne contemplano l’ozio, e sospirano.

Ma perché non si rifanno i bei festini di Borgonuovo? Perché non si pensa a dare alla gioventú quegli spassi che le si con[p. 138 modifica]vengono? Il carnovale non è carnovale forse per le non patrizie quest’anno? Non hanno elleno forse nelle vene sangue che bolle quanto quello delle contessine?

Ho udito raccontare ch’Ella, madama, si scusa del non pensare a ripetere que’ festini, col dire che non vuole che siano ripetute anche le insipide e villane satire dell’anno scorso. Ho udito raccontare lo stesso di molte altre madri, che amano quanto piú si può le proprie figliuole. È vero, fu cosa dolorosa il veder di che modo insolente i perpetui motteggiatori della cittá sparsero la contaminazione della lor maldicenza sulle illibate intenzioni dell’amor materno. Ma che importa a lei, madama, del gracidare di cotesti rospi? La cittá non è poi tutta un pantano, e i cittadini non sono rospi tutti. Dica alle madri di lei compagne che tutte le persone d’animo gentile, delle quali non è penuria in Milano, lodarono i festini dell’anno passato, e li loderebbero anche quest’anno. Il lasciarsi intimorire dalle satire illepide sarebbe un dare importanza a chi non ne merita alcuna. Meglio è avvilire gli sciocchi, continuando il proprio passo sicuramente, senza neppure badare che ci stanno a lato. Cosí fanno, creda a me, coloro a cui la propria coscienza vale qualche cosa.

Sicché, madama, stringendo il discorso, la prego a non far che quest’anno il carnovale finisca malamente per le povere di lei figliuole. Hanno ne’ piedini una inquietudine, che nella loro eta è da perdonarsi. Il ballo fa bene anche alla loro salute. La gioventú è sí breve, l’allegria sí fugace, che hanno ragione le poverette se onestamente desiderano di non perdere il tempo in isbadigli. E chi penserá a loro, se non ci pensano le madri? Gli uomini non sono d’ordinario sí delicati di compassione da pensare a’ divertimenti altrui. Sono egoisti, e non badano che a contentare se stessi. Ma le buone madri sono tutt’altro; e non è adulazione il dire ch’Ella, madama, sta nel numero delle ottime.

Ho l’onore, madama, di dichiararmi

di lei umilissimo servitore

Grisostomo.