Lettera a Angelo De Gubernatis (17 febbraio 1906)
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17 febbraio 1906
Caro De Gubernatis,
La tua lettera è un bel raggio di sole al tramonto di una tempestosa giornata d'inverno.
Affascinati da un'Idea luminosa, sdegnosi di un'età che non ci comprende, ci abbandoniamo al turbine delle passioni; travagliamo nemici ed amici nell'ebbrezza furiosa di una battaglia ineguale; trascendiamo i termini che la Natura ha prescritti alla nostra missione.
Ma quando, nelle ore di una tregua ristoratrice, o dopo una sanguinosa vittoria, rifacciamo col pensiero le vicende della giornata, il rimpianto delle cose perdute conturba i momenti del nostro riposo, e un fitto velo di malinconia offusca lo splendore delle nostre vittorie.
Se l'aspetto di un vecchio amico, sconosciuto e bersagliato nell'ora grigia, ci si volge allora con benigno sorriso e ci richiama con voce soave alle memori confidenze della irrevocabile età, l'animo nostro sussulta improvvisamente, dimentica le proprie ferite, si solleva in festa a una sfera di luce e d'amore, in cui gl'Ideali della vita, senza perdere il vigore natio, gli si presentano incoronati di una gloria più blanda; la meta della propria missione più vicina; più belli e più puri i trionfi.
Una tal gioia ha recato al mio cuore la tua parola generosa d'affetto; l'anima mia ti corre incontro e si confonde con la tua in un lungo abbracciamento fraterno.