Leone Duodecimo e Pio Ottavo (Baraldi)/Dedica dell'autore
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Leone XII e Pio VIII | ► |
A
Sua Eccellenza Reverendissima
Mons.re Luigi Lambruschini
Arcivescovo di Genova
Nunzio Apostolico presso S. M.
Cristianissima.
Eccovi i pochi cenni che intorno la santa memoria di Leon Xii e sulla fausta elezion di Pio Viii mi trasse più dal cuore, che dalla penna quel doppio affetto, che sebbene opposto sembrasse, pure era lo stesso ed un solo, l’amore cioè, il sospiro, lo slancio della fede, e dell’inviolabile attaccamento all’augusta Cattedra di S. Pietro. Voi foste, più che noi fu Nepoziano a Girolamo έργοδιώκτης noster, et cycneo canore vox dulcior colla soavissima e consolatrice vostra lettera del 13 Aprile scorso, e mentre in essa m’eccitavate a questo omaggio verso i due sommi Pontefici, dal Vaticano stesso in quel giorno medesimo moveva un’amorevole lettera di Pio Viii, che successor mostravasi dell’immortal Leone anche nel favore, con cui coprire e difendere si compiacque le povere mie fatiche, e gli studi congiunti de’ compilatori di queste Memorie di Religione. A niuno meglio che a voi dovevano intitolarsi questi cenni, e per l’antica benevolenza, di cui mi foste sempre cortese, e perchè eccitato venni da voi a comporli, e perchè sono in gran parte cosa vostra per le notizie e i lumi di cui mi voleste essere sì gentilmente cortese. Non solo per dovere offro a voi questo mio tenue lavoro, nè solo per quel vivissimo desiderio che avrei pur sempre e di parlar di voi, e di mostrare in qual conto da me si tengano la sacra Persona Vostra, i meriti sommi verso la Santa Chiesa, i talenti che vi distinguono, e permettetemi che il dica, e a tutto il resto lo preferisca, come fonte ed origine di tutto ciò che vi adorna, il vostro cuore; ma ricorro al vostro Nome, onde ottener difesa e protezione al mio scritto, consapevole e memore, che grandes materias ingenia parva non sufferunt, et in ipso conatu ultra vires ausa, succumbunt. Oh come assumere quì potrei i sensi e le parole del citato Dottor Massimo nel suo tenero e profondo elogio di Nepoziano? a quante e quali rimembranze correrebbe allora il pensier mio? di quali lagrime non si gonfierebber di nuovo i miei occhi, e quali commozioni non risveglierei nel vostro cuore istesso al ripetere espressioni, che sotto la penna di S. Girolamo divengono infuocate saette? A più tranquille e pacifiche idee ne richiami il pensare al Beatissimo nostro Pontefice Pio Viii e il ripetere con Girolamo: solum habemus lucri, quod Christi nobis amore sociamur.
Permettete, Eccellenza Reverendissima, che vi preghi di presentare all’aureo e religiosissimo signor Visconte de Marcellus i miei ossequj, e molti ringraziamenti per la soavissima lettera sua, che mi somministrò, com’egli vedrà, un leggiadro pensiero a celebrar la memoria di un Pontefice, sulla perdita del quale era pur egli penetrato e dolentissimo. Rallegratevi seco del bell’elogio che ha recentemente composto pel monumento eretto all’Angelo della Chiesa di Bordeaux. Oh come le anime candide, religiose e fedeli si amano, e s’intendono anche senza conoscersi! e come a questi miseri tempi di freddezza, d’egoismo, d’incredulità riesce più cara e più necessaria l’amicizia dei buoni! Habemus mutuae obsidem caritatis: jungamur spiritu, stringamur affectu.
Conchiuderò questa mia lettera col nome e coi sentimenti d’un altro degnissimo uomo, col quale spessissimo si parla di voi, che vi stima e vi deve moltissimo. È questi il collega e amico mio Professore Giambatista Amici, che vi presenta i suoi ossequj, e divide meco quei sentimenti, che voi sapete ispirare a quanti vi conoscono. Gradite i doveri de’ miei buoni amici e compagni nella compilazione delle nostre Memorie: conservatevi al bene della Religione, al servigio e splendor della Chiesa, alle lettere, agli amici: donatemi luogo nelle vostre fervide orazioni, mentre baciandovi la sacra mano, ho l’onore di protestarmi coi più sinceri, vivaci e inalterabili sensi di riconoscenza, di venerazione e di ossequio
Di Vostra Eccellenza Reverendissima
Umilissimo Devotissimo Obmo Servo |