Le rime di M. Francesco Petrarca/Sonetto XLVI
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Sonetto XLVI
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SONETTO XLVI.
L
’Arbor gentil che forte amai molt’anni, Mentre i bei rami non m’ebber a sdegno,
Fiorir faceva il mio debile ingegno
4Alla sua ombra, e crescer negli affanni.
Poi che, securo me di tali inganni,
Fece di dolce sè spietato legno;
I’ rivolsi i pensier tutti ad un segno,
8Che parlan sempre de’ lor tristi danni.
Che porà dir chi per Amor sospira;
S’altra speranza le mie rime nove
11Gli avesser data, e per costei la perde?
Nè poeta ne colga mai, nè Giove
La privilegi, ed al Sol venga in ira,
14Tal, che si secchi ogni sua foglia verde.