Le rime di M. Francesco Petrarca/Sonetto CCLXXVII

Sonetto CCLXXVI Sonetto CCLXXVIII

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SONETTO CCLXXVII.


A
L cader d’una pianta che si svelse

     Come quella che ferro o vento sterpe,
     Spargendo a terra le sue spoglie excelse,
     4Mostrando al sol la sua squalida sterpe,
Vidi un’altra ch’Amor obiecto scelse,
     Subiecto in me Callïope et Euterpe;
     Che ’l cor m’avinse, et proprio albergo felse,
     8Qual per trunco o per muro hedera serpe.
Quel vivo lauro ove solean far nido
     Li alti penseri, e i miei sospiri ardenti,
     11Che de’ bei rami mai non mossen fronda,
Al ciel traslato, in quel suo albergo fido
     Lasciò radici, onde con gravi accenti
     14È anchor chi chiami, et non è chi responda.