Le piacevoli notti/Lettera
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | Tavola I | Notte I | ► |
Orfeo Dalla Carta, alle piacevoli ed amorose
donne, salute.
Meco pensando, amorevoli donne, quanti e quali siano stati quelli celesti e sollevati spiriti, i quali così ne gli antichi come ne’ moderni tempi hanno descritte varie favole, delle quali voi, leggendole, ne prendete non picciolo diletto, io comprendo, e voi parimente lo potete comprendere, che da altra causa non sono mossi a scrivere, se non a consolazione vostra e per compiacere a voi. Essendo adunque così, sì come io giudico, anzi certissimo tengo, voi come piacevoli ed amorose non arrete a sdegno, se io, vostro buon servo, a nome vostro darò in luce le favole e gli enimmi dell’ingenioso messer Gioanfrancesco Straparola da Caravaggio, non men elegante che dottamente descritti. E quantunque la loro materia non porgesse a vostre orecchie quel piacere e diletto che nelle altre solete trovare, non però per questo le sprezzarete, ponendole da canto e dandole totalmente ripulsa, ma con allegro viso l’abbracciarete, sì come le altre solete abbracciare. Perciò che, se voi leggendole considerarete la diversità di casi e le astuzie che in quelle si contengono, almeno vi saranno di ammaestramento non picciolo. Appresso di ciò voi non risguardarete il basso e rimesso stile dello autore, perciò che egli le scrisse, non come egli volse, ma come udì da quelle donne che le raccontarono, nulla aggiongendole o sottraendole. E se in cosa alcuna egli fusse stato manchevole, non accusarete lui, che ha fatto ciò che puote e seppe, ma me che contra il voler suo le diedi in luce. Accettate adunque con lieto viso il picciolo dono del vostro servo, il quale se intenderà esservi, come egli spera, grato, si sforzerà per lo innanzi di donarvi cose che vi saranno di maggior piacere e contento. State felici, memori di me. Da Vinegia alli ij di Gennaio. M. D. L.