Le donne che lavorano/VI. Nel commercio e nell'industria

VI. Nel commercio e nell’industria

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V. La donna negli impieghi VII. Nell’insegnamento
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VI.

Nel commercio e nell’industria.

Il commercio è un campo libero e vasto dove uomini e donne possono trovare un pronto lavoro, discreto guadagno e forse raggiungere un’insperata ricchezza. Non bisogna però credere che tutti possano dedicarsi al commercio colla certezza di raggiungere una meta elevata, che sia una carriera per quelli che sono poco intelligenti e non riescono negli studi. È vero, non è cosa molto difficile vendere dieci quello che è costato cinque, servire una clientela già formata e rifornirsi ai soliti mercanti; non c’è bisogno d’essere arche di scienza, nè d’aver studiato i classici, per dedicarsi al commercio, ma occorrono delle qualità di prontezza [p. 85 modifica] di mente, di attività, di conoscenza del genere del quale ci si occupa e dell’ambiente in cui deve svolgersi la propria operosità; poi occorre conoscenza degli uomini, facilità di parola onde suggestionare il compratore; mentre alcuno possiede in alto grado queste qualità, in altri mancano assolutamente, e spesso una signorina graziosa che sa far valere la sua merce e sa dire a tempo una parola efficace farà più affari di una che abbia sudato parecchi anni sui libri. In ogni commercio c’è la concorrenza, ciò che costituisce una lotta in cui vince chi è più accorto e ben armato, sicchè non lo consiglierei a chi ama la vita tranquilla e senza rischi, a chi è troppo ingenua e credulona. È un campo che la donna ha invaso da molto tempo e dove è riuscita a superare l’uomo; nei magazzini, nelle botteghe della città e dei villaggi non si vedono che donne o come impiegate o come proprietarie dei negozi, le quali, trattandosi del proprio [p. 86 modifica] interesse, adempiono molto bene al loro ufficio. Per quelli che si contentano di rifornirsi alle solite fonti e servire la solita clientela con qualche profitto, riesce un’occupazione monotona, stagnante, della quale si contentano specialmente le donne che amano il quieto vivere c non hanno altre aspirazioni che quella di aumentare a poco a poco la loro clientela e arrotondare il piccolo gruzzolo.

Vorrei che la donna al giorno d’oggi aspirasse anche nel commercio più grandioso su vasta scala, ad una posizione superiore e potesse essere alla testa di grandi imprese. Naturalmente che per raggiungere questo scopo ha bisogno di una mente equilibrata e d’una coltura commerciale superiore, che può ottenere facilmente frequentando le scuole superiori istituite a questo scopo. Molte cognizioni ci vogliono per riuscire ad affermarsi in uni campo dove esiste molta concorrenza, però si può [p. 87 modifica] ricavarne oltre che soddisfazione morale, anche molti compensi materiali. Ma ci vogliono molte qualità, che non è facile possedere; prima di tutto conoscere il mercato per poter provvedere ai generi migliori di cui c’è richiesta ai prezzi più convenienti, poi i paesi dove potrà venderli a migliori condizioni, i bisogni secondo la moda e le stagioni, la concorrenza straniera, gli usi dei diversi paesi, i diritti di dogana, le leggi vigenti nel proprio paese, i mezzi di trasporto; poi aver prontezza e chiaroveggenza per poter creare nuovi centri di affari, essere sempre vigili ad ogni mutamento di regime per cogliere al volo l’occasione di creare nuovi sbocchi per far conoscere la propria merce, saper distinguere con mente pronta ed occhi attenti gli affari da coltivare c quelli trascurabili, e sopratutto vedere di non essere ingannate perchè il campo commerciale come quello della guerra, è esposto alle insidie del nemico, cioè dei [p. 88 modifica] concorrenti. Se esiste un difetto nel commercio è che trattandosi del proprio interesse qualche volta si va a scapito del senso di giustizia; ma io credo che la donna la quale in fondo possiede alto il sentimento altruista potrà, pure non trascurando il proprio interesse, apportare negli affari quel senso di probità e di giustizia tanto apprezzato nel mondo commerciale, e colla sua opera potrà contribuire alla prosperità e alla ricchezza del suo paese.

Anche il campo dell’industria è aperto alla donna, la quale dovrebbe essere coraggiosa e se si sente abbastanza forte ed armata da non badare ai vecchi pregiudizi, entrare nella lotta industriale dalla quale riceverà grandi soddisfazioni, aumentando la ricchezza del suo paese e riuscendo ad essere circondata di stima e d’ammirazione.

Ci vogliono qualità speciali e mezzi di fortuna abbastanza rilevanti per dedicarsi all’industria, ma poter trasformare la [p. 89 modifica] materia bruta in prodotti utili all’uomo, dar lavoro a tutta una schiera di operai, studiare di far bene e con minor spesa del vicino, vigilare su tutti i progressi di fabbricazione e adattarli con saggio criterio, saper spendere a tempo, far conoscere i propri prodotti fuori del proprio paese e migliorarli sempre è un’occupazione, un pensiero costante che può occupare tutta la vita. La donna si è mostrata maestra in molte industrie femminili, ma vorrei che potesse affermarsi anche nella grande industria come si sono affermate le operaie nel loro lavoro più modesto.

Con tanti aiuti recati dalle scoperte scientifiche l’industria ha un grande avvenire, perchè i bisogni aumentano colla civiltà, ognuno vuol viver meglio, e io vorrei che la donna capace potesse aver la soddisfazione di creare il lavoro, spargerlo per il mondo e con lotte e sacrifici affermarsi anche in questo campo; ma per riuscirvi. [p. 90 modifica] dovrà essere molto forte, perchè deve lottare colla diffidenza che la circonda, coi pregiudizi inveterati e non basta che dia prova tutti i giorni del suo valore, deve fare sforzi inauditi per poter vincere, attirare l’attenzione sulla sua opera e fare in modo di esser tenuta nella considerazione che merita.