Le corze de carnovale

Giuseppe Gioachino Belli

1847 Indice:Sonetti romaneschi V.djvu sonetti letteratura Le corze de carnovale Intestazione 29 aprile 2025 75% Da definire

Er tempo materiale Er primo giorno de quaresima
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1847 e 1849

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LE CORZE DE CARNOVALE.

     Pò èsse a Rroma che cce sii ppiù spesa,
Perché er governo ha ppiù grossa la bborza;
Ma in fonno poi nun ce vò ttanta forza
Pe’ ffà ccurre du’ bbestie a la distesa.

     E cquant’a cquesto, m’aricconta Aggnesa
Che ppuro ar zu’ paese in Vallecorza,[1]
Li cavalli che ccurreno a la corza
Curreno da la smossa a la ripresa.

     Sibbè, ppuro la spesa, caro lei,
Nemmanco è ttanta, ve’, pperché li pajji[2]
So’ ttutti, o gguasi tutti, de l’Ebbrei.[3]

     E ssu li premi credo che llei sbajji,
Perché in certe materie nun zaprei
Si er Governo sii lui quello che squajji.[4]

16 febbraio 1847.

Note

  1. [Vallecorsa, piccolo paese nel circondario di Frosinone.]
  2. [I palii.]
  3. [Cosa ci sia di vero in quest’opinione, può vedersi nella nota 4 del sonetto: Le curze ecc., 10 genn. 33.]
  4. [Squagli: paghi. — Dai documenti su cui compilai la citata nota pare infatti che tutte le spese pubbliche per le feste carnevalesche fossero a carico della Camera Capitolina, la quale però se ne rifaceva su i poveri Ebrei.]