Le chiamate dell'appiggionante

Giuseppe Gioachino Belli

1835 Indice:Sonetti romaneschi IV.djvu sonetti caudati letteratura Le chiamate dell'appiggionante Intestazione 2 novembre 2022 25% Da definire

Vatt'a ttené le mano L'inguilino antico
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835

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LE CHIAMATE DELL'APPIGGIONANTE

     Sora Sabbella.1 — Êe. — Ssora Sabbella,
Affacciateve un po’ ssu la loggetta. —
Eccheme:2 che vvolete sora Bbetta?3
Ciavéte4 una piluccia5 mezzanella? —

     Ciò6 cquella de la marva.7 — Ah, nnò, nnò cquella.
Eh, nun ciò antro,8 — fijja bbenedetta.
Bbe’, imprestateme dunque un fil d’erbetta,
Un pizzico de spezzie e una padella. —

     Mó vve le calo ggiù ccór canestrino. —
Dite, e mme date uno spiechietto d’ajjo,
Un po’ d’onto e una lagrima de vino? —

     Ma ffamose a ccapì,9 ssora Bbettina,
A ppoc’a ppoco voi, si10 nun me sbajjo
Me sparecchiate tutta la cuscina.

16 settembre 1835

Note

  1. Isabella.
  2. Eccomi.
  3. Elisabetta.
  4. Ci avete, cioè semplicemente avete.
  5. Un pignattino.
  6. Ci ho: ho.
  7. Della malva.
  8. Non ci ho altro: non ho altro.
  9. Ma facciamo ad intenderci.
  10. Se.