Le cento novelle antiche/Novella LXXVI

Novella LXXVI

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Qui conta della grande uccisione che fece il re Ricciardo.


NOVELLA LXXVI.


Il buono re Ricciardo d’Inghilterra passò una volta oltre mare con baroni, conti e cavalieri prodi e valenti: e passaro in nave sanza cavalli, et arrivoe nelle terre del soldano. E così a piè ordinò sua battaglia, e fece de’ saracini sì grandi uccisioni, che le balie de’ fanciulli dicono quando elli piangono: ecco il re Ricciardo; acciò che come la morte fu temuto. Dicesi che ’l soldano, veggendo fuggire la gente sua, domandò: quanti cristiani sono quelli che fanno questa uccisione? Fulli risposto: messere, è lo re Ricciardo solamente con sua gente. E ’l re, cioè il soldano, disse: non voglia il mio Iddio, che così nobile uomo, [p. 109 modifica]come il re Ricciardo, vada a piede. Prese un nobile destriere, e mandollile. Il messaggio il menò, e disse: messere, il soldano vi manda questo, acciocchè voi non siate a piede. Lo re fu savio: fecevi montare su un suo scudiere, acciocchè ’l provasse. Il fante così fece. Il cavallo era nodrito1. Il fante non potendolo tenere, sì si drizzò verso il padiglione del soldano a sua forza. Il soldano aspettava il re Ricciardo, ma non li venne fatto. E così nelli amichevoli modi de’ nemici non si dee uomo fidare.



Note

  1. Il cavallo era nodrito. Qui nodrito è per avvezzato. Era avvezzato a dirizzarsi verso il padiglione del soldano, senza obbedire al freno. Nella stampa del 72 è il cavallo era duro, vale a dire duro di bocca, sboccato.