Giuseppe Gioachino Belli

1846 Indice:Sonetti romaneschi V.djvu sonetti letteratura Le carte per aria Intestazione 3 marzo 2025 75% Da definire

Er padrone scoccia-zzarelli L'affitti pe' la ggirànnola
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1846

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LE CARTE PER ARIA.1

     Cosa so’ cquele carte, sor Cremente,
Che in ner dà er Papa la bbinidizzione
Se vedeno bbuttà ggiù ddar loggione,
E vvoleno cqua e llà ssopr’a la ggente? —

     So’ ccarte che nun zerveno ppiù a ggnente,
So’ ccartacce avanzate dar focone;
E sse bbutteno via pe’ la raggione
Ch’è un’usanza ch’usava anticamente. —

     Ma ddisce don Mattia che sso’ un tesoro. —
Si ffùssino tesori, fijjo mio,
Quelli se li terrebbeno pe’ llòro.

     Quant’a ttesori, o ppreti o ggiacubbini
So’ ttutti de ’na pasta. Eppoi, dich’io,
Dov’hai mai visto de bbuttà zzecchini?

12 aprile 1846.

Note

  1. [Tanto nelle quattro solenni benedizioni annuali che il Papa impartiva il giovedi santo e il giorno di Pasqua dal loggione di S. Pietro, il giorno dell’Ascensione dal loggione di S. Giovanni in Laterano, e il giorno dell’Assunta dal loggione di S. Maria Maggiore; quanto nelle straordinarie, cioè per la sua incoronazione a S. Pietro, per il possesso a S. Giovanni, ecc.; pronunziate che egli aveva le sacramentali parole, e rimessosi a sedere, i due Cardinali diaconi assistenti leggevano, uno in latino l’altro in italiano, “la formula dell’indulgenza plenaria concessa agli astanti, e dopo„ “gettavano dalla loggia le due carte nella piazza, che con avidità religiosa„ erano “contrastate dalla moltitudine.„ Moroni, Dizion., vol. V, pag. 74-75.]