Le cariche nove
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LE CARICHE NOVE.[1]
Che scombussolo, eh? che mmutazione!
Da quarche ggiorn’impoi, dove t’accosti,
Nun trovi ppiù ggnisuno a li su’ posti;
E chi pprima era Erode, oggi è Nerone.
Si cqua ddura accusì nemmanco l’osti
Faranno ppiù l’istessa professione,
Ché cqui adesso oggni sceto de perzone
Sfodera li su’ meriti anniscosti.
Preti, sbirri, prelati, mozzorecchi,
Spie, cardinali, ggiudisci, copisti,
Té li vedi frullà come vvertecchi.[2]
Spiggneno tutti, e vann’avanti, vanno;
Ma in tanti pipinari[3] e acciaccapisti,[4]
Chi ssa ar Papa che impiego je daranno?[5]
. . . . . . . . 1847.
Note
- ↑ [Per le molte riforme che andava facendo Pio IX.]
- ↑ [Frullare come fusaioli.]
- ↑ [Pipinaro corrisponde al fiorentino “brulichio„ e “formicolaio,„ e forse deriva dal pi pi che fanno i pulcini; o dal francese pépinière, che, oltre al significato proprio di “semenzaio,„ ha anche quello di “radunata, quantità di persone.„]
- ↑ [Acciaccapisto (pisto, da pistà, pestare), corrisponde al fiorentino: “pigia pigia.„]
- ↑ [Profetica questa chiusa, come quella dell’altro sonetto: Er Vicario ecc., 8 nov. 46.]