Le Laude (1915)/X. Como Dio induce el peccatore a penitenza
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | IX. Consiglio de l'amico a l'altro amico he voglia tornare a Dio | XI. De l'anema contrita de l'offesa di Dio | ► |
X
Como Dio induce el peccatore a penitenza
— Peccator, chi t’ha fidato — che de me non hai temenza?
Non consider, peccatore,— ch’io te posso nabissare?
ed hai fatto tal fallore — ch’io sí l’ho cagion de fare;
t’ho voluto comportare — perché tornasse a penetenza.
— O dolcissimo Signore, — prego che sie paziente;
lo Nemico engannatore — m’ha sottratto malamente;
ritornato so a niente — per la gran mia niquitanza.
— Test’è l’anvito che io agio — che pro ’l Nemico m’hai lassato;
ed hai creso en tuo coragio — a ciò che t’ha consegliato;
el mio consegli’ hai desprezato — per la tua grande arroganza.
— Lo conseglio me fo dato — ch’io devesse el mondo usare:
Da poi che sera’ envechiato, — tu te porrai confessare;
assai tempo porrai dare — al Signor per perdonanza.
— Testo era palese enganno — che te mettivi ad osolare;
ché non hai termen d’un anno — ned un’ora pòi sperare;
se tu credevi envechiare, — fallace era tua speranza.
— La speranza che avea — de lo tuo gran perdonare
a peccar me conducea — e facealme adoperare
en speranza de tornare — a la fin con gran fidanza.
— La speranza del perdono — sí è data a chi la vole;
ed io a colui la dono — che del suo peccato dole,
non a quel che peccar sole — ha spem ch’io non facci la vegnanza.
— Po’ ’l peccato avea commesso, — sí dicea del confessare;
el Nemico dicea con esso: — Tu nol porrai mai fare;
co porrai pena portare — de cusí grande offensanza?
— La pena che è portata — en questo mondo del peccato,
lebbe cosa è reputata — a pensar de quello stato
nel qual l’uomo n’è dannato — per la sua gran nequitanza.
— Col sozo laido peccato — me tenea col vergognare
e diceame: — En esso stato — tu nol porrai confessare;
co porrai al prete spalare — cosí grande abominanza?
— Meglio t’è d’aver vergogna — denante al preite mio,
che averla poi con doglia — al iudicar che farò io,
che mostraraio el fatto tío — en cusí grande adunanza.
— Ed io me rendo or pentuto — de la mia offensione
ché non so stato aveduto — de la mia salvazione;
pregote Dio, mio patrone, — che de me aggi piatanza.
— Poi ch’a me te sei renduto, — sí te voglio recepire;
e questo patto sia statuto — che non degge piú fallire;
ch’io non porria suffrire — cusí grande sconoscenza.